Hashish legale: cos’è, come si fa, effetti, tipi e altro. Guida completa

Staff WeWeed

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Indice

Il suo nome deriva dall’arabo e le sue caratteristiche vengono spesso confuse con quelle della cannabis. Ma che cos’è davvero l’hashish legale (clicca qui per scoprire la nostra offerta di hashish) e da dove proviene? Lo scopriamo insieme in questo approfondimento, nel quale parliamo anche delle differenze con la marijuana e di come vengono prodotte le diverse qualità di hashish. Insieme agli effetti che può provocare e ai benefici dati dal CBD nella sua variante “marijuana legale” o light.

Hashish legale: che cos’è?

A trarre spesso in inganno è proprio il suo nome. Hashish viene infatti dall’arabo ḥašīš, ovvero erba, anche se la definizione giusta per questa sostanza sarebbe resina. L’hashish è infatti una resina estratta dalle cime della cannabis e poi compressa. Nello specifico, a contenere questo manto di resina sono i tricomi, filamenti cristallini che rivestono le infiorescenze femminili della marijuana. Sono i tricomi a contenere i principi attivi cannabinoidi, e i vari tipi di hashish si differenziano non solo per la modalità di estrazione, ma anche per la concentrazione di CBD e THC che contengono.

Proprio perché è parte dei tricomi, l’hashish è uno dei più potenti derivati della marijuana. Nella versione tradizionale della resina, il THC è infatti presente in concentrazioni assai elevate e i suoi effetti sono più intensi e di durata prolungata rispetto alla cannabis. Anche nella versione light, l’hashish legale ha concentrazioni di CBD maggiori, motivo per il quale è spesso preferito da molti consumatori abituali che possono scegliere tra diversi tipi di fumo legale.

Hashish: quando è stato scoperto?

L’origine dell’hashish è tanto antica quanto incerta. Pare che già nel IV-V secolo a.C, alcune popolazioni orientali facessero uso della resina estratta dalla Cannabis Sativa durante le loro cerimonie religiose. Ritrovamenti archeologici testimoniano il suo uso nell’antica Cina e alcuni testi sacri ne raccontano la produzione in India, collegandola ad antiche leggende sulle divinità del pantheon indù. Ma è in Medio Oriente che l’hashish vede il suo maggior successo. Non stupisce, quindi, che il suo nome venga proprio dall’arabo, perché è da questi territori che provengono molte delle usanze di estrazione e di conservazione della resina.

La prima testimonianza araba dell’hashish è un testo pubblicato al Cairo nel 1123 d.C, che accusa i Nizari di essere dei mangia-resina. Nel 1956, un mercante tedesco di ritorno dal Medio Oriente dedica oltre tre pagine nella descrizione del bhang preparato in Turchia e in Egitto; specificando che questa particolare mistura creata dalle foglie della cannabis prende il nome di hashish nella sua versione più povera e comune tra gli abitanti.

In Europa, l’hashish ha cominciato a diffondersi a partire dal XVIII secolo, probabilmente in seguito alle campagne napoleoniche in Egitto. In breve tempo, il fascino della preparazione di questa resina ha investito tutta l’Europa, diventando oggetto di studio (e di utilizzo) di un gran numero di medici e biologi. Nel 1839, ad esempio, l’hashish è stato riconosciuto come trattamento per i crampi, nonché come lenitivo per i dolori dovuti alla rabbia, al colera e al tetano. È a partire dal XX secolo, però, che la resina estratta dalla marijuana è diventata a tutti gli effetti un prodotto commerciale; e ancora oggi, l’importazione e l’esportazione della resina dai paesi arabi a quelli occidentali costituisce una fetta di mercato ampia e molto prospera.

Hashish legale charas

Hashish light e marijuana: quali sono le differenze?

Come abbiamo visto, la differenza principale tra hashish light e cannabis è la preparazione. La marijuana è infatti la semplice infiorescenza, la cima della Canapa Sativa che viene tagliata, ripulita ed essiccata. L’hashish è invece la resina estratta dai tricomi mediante separazione e compressione, ovvero la parte con maggiore concentrazione di principi attivi. Tra le due c’è quindi una forte differenza di potenza, perché ovviamente l’hashish contiene più THC o più CBD, a seconda della varietà di Canapa Sativa dalla quale è stata estratta.

Inoltre, tra hashish e marijuana ci sono anche differenze di gusto e di uso. La cannabis è caratterizzata da sapori erbacei e freschi, spesso fruttati; la resina, di contro, ha un gusto speziato e ricco, molto più particolare. Questo influisce anche sul diverso utilizzo che se ne fa. Entrambe vengono fumate e vaporizzate, o utilizzate per cucinare, ma l’hashish non viene usata per alcuni tipi di concentrati, perché aspetto e gusto non la rendono adatta.

THC nell’hashish

Ma quanto tetraidrocannabinolo si trova nell’hashish? In media, tra il 30% e il 50%, ma in alcuni casi la concentrazione di THC può arrivare fino al 60%, se la specie di Canapa Sativa è quella giusta e se la resina è stata preparata nel modo corretto. Questo perché è ottenuta a partire dai tricomi, quindi non ci sono altre parti della pianta nella miscela che abbassano la concentrazione di THC. È per questo che gli effetti dell’hashish sono così intensi, ed è anche il motivo per cui, in media, la resina estratta dalla Canapa Sativa costa di più delle sue infiorescenze. Basta pensare al fatto che la cannabis difficilmente raggiunge il 15% di THC per comprendere perché l’hashish è così usata e apprezzata in tutto il mondo.

Fumare hashish effetti sull’uomo

Come molti altri prodotti ad alto tasso di THC, anche l’hashish provoca un’immediata e piacevole sensazione di benessere, di rilassamento e di felicità. Nel caso della resina, però, questa è più intensa e più duratura, ed è accompagnata da una sensazione di aumentata percezione dello spazio; nonché da un potenziamento delle esperienze emotive e della sensazione di sé. Chi fuma o inala hashish spesso vive un’esperienza di leggerezza e di libertà, nonché una perdita dei freni inibitori. Socievolezza e riduzione della paura vanno di pari passo, rendendo l’assunzione della resina un momento di condivisione e di allegria.

Hashish effetti collaterali e danni

Una concentrazione così elevata di THC, ovviamente, si traduce anche in notevoli effetti collaterali. Molti utilizzatori di hashish riferiscono di soffrire di nausea, crampi allo stomaco, aumento del battito cardiaco e della pressione e perdita della coordinazione motoria. Sono tutti effetti collaterali dovuti al tetraidrocannabinolo, che in concentrazioni così elevate influisce significativamente sulla vita di chi fa uso della resina. A lungo termine, inoltre, l’hashish può peggiorare in modo drastico il funzionamento dei processi cognitivi. Perdita della memoria, difficoltà di apprendimento e possibile insorgenza di psicosi sono state spesso riscontrate nei consumatori abituali della resina, specie se ancora adolescenti.

Sappiamo infatti che il THC è in grado di interagire in maniera negativa con i nostri recettori cannabinoidi; soprattutto con il recettore CB1, un elemento chiave del corretto funzionamento delle nostre sinapsi. Da questa interazione derivano i problemi sopracitati, che spesso sono accompagnati da crisi psicologiche ed emotive, depressione e disturbi ossessivo-compulsivi. Anche la dipendenza è un problema correlato all’utilizzo frequente di hashish, insieme a una maggiore incidenza di cancro ai polmoni nei soggetti che assumano la resina sotto forma di fumo.

La dipendenza da hashish può sfociare in sindromi d’astinenza notevoli, che spesso si traducono in malumore, ansia, dolori allo stomaco e appetito ridotto; nonché ovviamente in desiderio difficilmente controllabile di assumere altro THC. L’astinenza può durare qualche settimana, ovvero finché il corpo non sviluppa di nuovo l’abitudine all’assenza del principio attivo.

Effetti Hashish e Marijuana a confronto

Come dicevamo al principio, la principale differenza tra hashish e marijuana è la concentrazione di THC. Nella resina, il tetraidrocannabinolo è presente in quantità tale da dare effetti prolungati nel tempo, più intensi e più incisivi rispetto a quelli della cannabis. La marijuana provoca dipendenza in misura molto minore, e anche gli effetti collaterali sono ridotti rispetto a agli effetti collaterali hashish.

Quando si parla di hashish e marijuana light, di contro, la bilancia pende a favore della resina. La maggiore concentrazione di CBD la rende infatti un’alleata migliore in campo terapeutico, e i suoi effetti benefici sono spesso più marcati e duraturi di quelli della cannabis light. Vaporizzata provoca una sensazione di rilassamento più profonda e lenisce mal di testa e nausea in misura maggiore. Inoltre, il gusto più intenso la rende spesso la scelta favorita da molti intenditori, che si rivolgono all’hashish light per avere tutti i vantaggi della resina tradizionale senza i pesanti effetti collaterali.

Fumare hashish legale: come si fa?

Il modo più comune di fumare l’hashish legale è attraverso lo spinello, ovvero una sigaretta realizzata con la resina pressata. Spesso, chi fuma uno spinello mescola resina e tabacco, sia per motivi economici che per ragioni legate al suo effetto. Molti infatti sostengono che il mix di tabacco e hashish tipi (o cannabis in generale) provochi sballi meno intensi ma più prolungati, e che questi siano in generale più gestibili e piacevoli.

Alcuni consumatori preferiscono la pipa, anche questa spesso arricchita con il tabacco. Uno dei metodi preferiti dagli utilizzatori abituali è proprio il bong, anche detto pipa ad acqua. Questo particolare strumento permette la combustione dell’hashish e il passaggio del fumo attraverso uno strato d’acqua, che lo raffredda e limita così il calore che arriva ai polmoni. Il bong è dotato di una camera di raccolta, dove si incanala una grande quantità di fumo. Questa permette all’utente di assumere un’alta concentrazione di principi attivi tutti insieme, ma aumenta di contro anche la quantità di nicotina aspirata. Se vi state chiedendo come fumare hashish senza tabacco, continuate a leggere.

Fumare la resina senza tabacco

Come è immaginabile, allungare l’hashish con il tabacco non porta solo vantaggi, ma anche tutti gli effetti negativi di quest’ultimo. È per questo che molti utilizzatori preferiscono fumare la resina senza tabacco, per non aspirare la nicotina e diminuire il rischio per i polmoni. Fumare hashish senza tabacco è possibile ma spesso anche costoso, e risolve solo in parte gli svantaggi derivanti dall’inalazione della sostanza combusta. Proprio per rispondere a questa esigenza, e per diminuire ulteriormente i danni derivanti dal fumo, sono nati i vaporizzatori.

Hashish vaporizzatore

Vaporizzatore: un modo alternativo

Inalare hashish attraverso un vaporizzatore è uno dei metodi più consigliati per assumere i principi attivi della Canapa Sativa. Il vaporizzatore è infatti in grado di nebulizzare CBD e THC dalla cannabis senza sottoporle a temperature di combustione, nocive per l’organismo. Solitamente di metallo o di vetro, i vaporizzatori possiedono una camera di estrazione e un foro cilindrico e permettono l’inalazione dei vapori attraverso un sacco gonfiabile o un tubo/pipetta.

L’assenza di combustione della sostanza permette non solo di ridurre gli effetti collaterali del hashish fumo, ma anche di estrarre i principi attivi in maniera più efficiente. La scelta è tra un vaporizzatore a combustione, che scotta l’hashish attraverso una caldaia; a convenzione, che riscalda l’erba mediante un flusso di aria calda; o un mix delle due, nei vaporizzatori in cui l’hashish viene riscaldata per conduzione e mantenuta a temperatura da un getto di aria calda.

Fumare hashish è legale in Italia?

Come per la cannabis, anche per l’hashish la via verso la legalizzazione è ancora lunga. Per il momento, in Italia è vietato produrre, vendere e consumare derivati della Canapa con contenuto di THC superiore allo 0.6%. Mentre lo spaccio è del tutto vietato e punito penalmente, possedere piccole quantità di marijuana o di hashish non è considerato reato penale, ma resta comunque un illecito amministrativo sanzionabile. A patto di poter dimostrare che si possiede solo una dose assai ridotta e per uso strettamente personale.

Al contrario, la produzione e la vendita di cannabis light e hashish light (ovvero con THC inferiore allo 0.6%) è permessa. La legge 242/16 ne regolamenta la maggior parte degli aspetti, anche se al momento non ne contempla l’uso ricreativo. Ma nemmeno lo proibisce, cosa che crea un vuoto normativo che speriamo possa essere riempito molto presto. Possibilmente a favore della Canapa light, che possedendo un valore di THC sotto lo 0.6% non può essere considerata sostanza drogante per le normative europee.

La risposta alla domanda è dunque sì, a patto di guardare solo all’hashish light, assicurandosi di acquistare da rivenditori fidati come Weweed che monitorano strettamente la quantità di tetraidrocannabinolo.

Tipi di Hashish

Esistono molte qualità di hashish, e ciascuna si distingue dalle altre non solo per gusto e per preparazione, ma anche per quantità di THC. Vediamo insieme quali sono le più conosciute.

Hashish marocchino

Questo tipo di hashish viene prodotto a partire da infiorescenze a maturazione breve, che ne determinano il colore verdastro e l’intenso odore aromatico. Ha un gusto delicato e speziato e un contenuto di THC mediamente basso, che oscilla intorno allo 0.9%.

Hashish afghano

Come fa intuire il nome, questa tipologia di hashish è una delle più usate in Afghanistan e in Medio Oriente. Di colore scuro, che tende al nero sulla parte esterna e al verde all’interno, è di consistenza elastica e pastosa, cosa che lo rende facilmente lavorabile. Ha un sapore caratteristico e piccante, che colpisce e rimane in gola a lungo. Dà un effetto rilassante e narcotico, dovuto alla quantità di THC che oscilla tra l’1.8% e il 7%.

Hashish pakistano

Gusto intenso e consistenza malleabile sono le principali qualità della resina pakistana. Anch’essa verde all’interno e nera all’esterno, ha effetti narcotici e fisici e una concentrazione di THC che può arrivare fino al 15% quando la si assume fresca, appena preparata.

Charas

È amato e apprezzato per il suo sapore inconfondibile e per la sua particolare preparazione. Il charas è un tipo di resina dall’aroma equilibrato e balsamico, pungente e dal sentore erboso. Viene preparato a partire dalle infiorescenze fresche, sfregate tra le mani per depositare la patina di resina rilasciata dai tricomi. Ha origine in India, dove viene usato ancora oggi per i riti religiosi e per la meditazione; qui si racconta che fu Shiva in persona a piantarne i semi e a beneficarne per primo. Sul nostro blog, parliamo di come fare hashish charas.

>>Clicca qui se vuoi sapere di più sulla storia del Charas!

Charas

Bourbuca

Il bourbuca una tipologia particolare di hashish marocchino, anche detto hashish Burbuka, ed è uno dei più utlizzati nei paesi musulmani. Di odore intenso e deciso, ha un forte sentore di terra e una consistenza morbida e corposa. Nella sua versione light è una delle resine con concentrazione maggiore di CBD, capace di raggiungere anche il 16%. È per questo che il fumo burbuka è tra i più amati e apprezzati dagli utilizzatori di resine legale.

Ketama

Realizzato per battitura delle infiorescenze, il Ketama è un hashish compatto ma che si scioglie facilmente in crema quando riscaldato in mano. È di colore marrone scuro all’esterno, mentre all’interno è caratterizzato da bellissime tinte dorate. A renderlo una delle resine più amate è senz’altro il gusto intenso e balsamico, capace di avvolgere bocca e palato. Nella sua versione light contiene inoltre alte percentuali di CBD.

Kashmiri

Prodotto in Kashmir attraverso un metodo manuale tradizionale, questo tipo di hashish è di consistenza plastica e rigida, ed è spesso usato mescolato all’olio per renderlo più morbido. È di colore scuro e ha un gusto deciso e molto gradevole; contiene un tasso di THC elevato, intorno al 12%, che lo rende particolarmente potente e prolunga il suo effetto.

Hashish legale come si fa?

Ora che abbiamo visto cos’è l’hashish legale, quali effetti provoca e in quali tipologie lo si può acquistare, è il momento di parlare di come si produce hashish. Esistono diversi metodi di preparazione dell’hashish, e da questi come abbiamo visto può dipendere la qualità di resina che si ottiene alla fine del processo, . Quello che hanno in comune tutte le varietà di hash è il principio alla base della preparazione hashish, ovvero la separazione dei tricomi dalle cime della Canapa essiccata. A cambiare, però, è il modo in cui si ottiene questa separazione.

Il metodo più comune per separare i tricomi è la setacciatura a secco, ovvero con l’ausilio di un setaccio o di un telaio a maglia fine; questo permette di ridurre in polvere i tricomi e di separarli dalle cime, ottenendo una polvere molto fine chiamata kief. Il kief viene poi pressato in forma di panetti, e messo a seccare per ottenere l’hashish vero e proprio.

A casa o nell’industria

Un altro metodo di come fare hashish in casa, risalente a tempi antichi, è lo sfregamento a mano, che non necessita di nessuno strumento ed è spesso utilizzato nelle zone più povere e rurali. Le infiorescenze, in questo caso, non vengono essicate ma roteate tra le mani dopo essere state lavate. Il movimento ripetuto e delicato permette di depositare una patina di resina sulle mani, che poi viene rimossa e compressa nelle mani, come fare l’hashish a palline.

Oggi molti utilizzano il frullatore, depositando al suo interno le cime con dell’acqua ghiacciata e frullando fino ad ottenere un composto spumoso e denso. Questo viene poi setacciato e messo a riposare in un barattolo, per far depositare la resina sul fondo. Cambiando l’acqua 3-4 volte ogni mezz’ora si ottiene un discreto deposito di hashish che può essere poi recuperato semplicemente svuotato il barattolo di tutta l’acqua rimasta.

Nell’industria, i metodi più usati sono invece i sacchi di Ice-o-Lator, che sfruttano sempre la decantazione della resina in acqua ghiacciata ma applicata a grandi quantità di materiale. E l’estrattore elettrico, uno strumento che sfrutta invece la forza centrifuga per depositare il kief sulla superficie del contenitore. Infine, l’uso del ghiaccio secco è forse uno dei più usati e a miglior resa, perché permette un ottimo distacco della resina dai tricomi e una raccolta assai soddisfacente di hashish finito.

Hashish tagliato, perché evitarlo?

Chi consuma hashish sa che è sempre bene tenersi alla larga dai fornitori non affidabili e poco conosciuti. Uno dei rischi in cui si può incorrere è infatti di comprare una resina tagliata con sostanze meno costose; o ancora di incorrere in una partita di hashish mediocre edulcorato con sostanze capaci di mascherarne il sapore. Una delle sostanza più usate è la resina di pino, o colofonia, che aggiunta alla resina di cannabis la rende all’apparenza più morbida e malleabile. Ma spesso vengono usati anche l’olio di cannabis e la paraffina grezza.

È famoso il caso avvenuto in Inghilterra nel 2000, rinominato dalla stampa caso dell’hashish soap bar. Molti consumatori riferirono infatti di aver trovato nell’hashish tracce di plastica, e di aver percepito un retrogusto simile a quello del diesel. Analisi di laboratorio confermarono queste testimonianze, trovando tracce di gasolio in alcuni campioni e di terra in altri.

Una cosa simile è avvenuta anche qualche anno fa in Repubblica Ceca, dove è circolato per diversi mesi un falso hashish. Questo conteneva infatti pochissima resina di cannabis ed era invece allungato con henné, una miscela vegetale usata come colorante naturale per i capelli e per la pelle.

Come fare quindi a evitare di incorrere in questi problemi?

Anche metodi come la purificazione hashish non garantiscono un prodotto puro e biologico. La risposta è semplice: basta affidarsi a realtà certificate come Weweed, che vendono solo resina legale di alta qualità e ad alto tasso di CBD.

Purificazione dell’hashish: come puoi farla?

Molti dei prodotti usati per il taglio hashish sono solubili in acqua, al contrario dell’hashish che è rivestito di una membrana apolare e cerosa, è quindi possibile purificare l’hashish. La stessa cera di pino, benché insolubile, fonde a temperature medio-basse. Per questo, per purificare hashish è sufficiente mettere il fumo a pezzi in una pentola piena d’acqua e portare il tutto ad ebollizione. Questo farà sì che la resina di taglio si distacchi dall’hashish e precipiti sul fondo della pentola. Basterà poi ripetere il processo fino a completa purificazione e poi filtrare l’acqua e mettere l’hashish ad asciugare all’aria per recuperare il materiale pulito. 

Olio di Hashish: cos’è e come si fa?

Abbiamo già parlato dell’olio di cannabis qui su Weweed e forse saprete già che si tratta del principale prodotto della spremitura dei semi della Canapa Sativa. Ma se invece dei semi spremete direttamente le infiorescenze, e poi distillate, quello che ottenete è il cosiddetto olio di hashish. Si tratta di una oleoresina dal colore marroncino/verde-scuro che può essere utilizzata vaporizzata o combusta, ed è una delle forme della Canapa che contiene più THC. La concentrazione di principio attivo può infatti arrivare fino al 90% e l’effetto  nella sua versione tradizionale è potente e molto prolungato. Nella versione legale, l’olio hashish ha un alto contenuto di CBD e dà rilassatezza ed effetto antidolorifico istantanei e di lunga durata.

Anche se si tratta di una spremitura simile a quella dei semi, produrre l’olio di hashish è parecchio più complesso rispetto al comune olio di cannabis. Per poter estrarre i principi attivi in così grande concentrazione è infatti necessaria un’estrazione con solvente (solitamente cloroformio, diclorometano ed etere di petrolio), seguita da filtrazione e da evaporazione per separare la resina dal resto della matrice.

hashish e marijuana

Hashish droga e Hashish legale, le differenze

Ma quali sono le differenze tra hashish legale e hashish considerato drogante? In primis, ovviamente, gli effetti. La maggiore concentrazione di THC nell’hashish tradizionale può causare molti effetti collaterali, come abbiamo visto; tra i quali forti dolori allo stomaco, nausea, perdita della memoria e delle funzioni cognitive e insorgenza di ansia e stati di depressione. L’hashish legale, di contro, ha una percentuale molto bassa di tetraidrocannabinolo e un’alta concentrazione di CBD, molecola non psicotropa che presenta numerosi benefici per il nostro organismo.

Ma per quanto riguarda il gusto, l’odore e le modalità di assunzione, non ci sono reali differenze tra hashish legale e hashish ad alto tasso di THC. Molte delle qualità di resina più consumate e appezzate sono state riprodotte nella loro versione legale, incrociando specie di Canapa Sativa che rientravano nel catalogo Europeo di sementi permesse. Il risultato sono resine simili alle originali, che ne conservano l’aroma e l’odore caratteristico.

Hashish legale: cos’è e perché è legale

Per poter essere considerato legale in Italia, l’hashish deve possedere una concentrazione di THC inferiore allo 0.6%. È questa la soglia stabilita dalla legge 242/16, la stessa che regola la produzione e la vendita di tutti gli altri prodotti derivanti dalla Canapa Sativa. Di contro, però, non c’è un limite alla concentrazione di CBD che l’hashish legale può contenere ed è in questo aspetto che molte qualità di resina light si distinguono. Una delle varietà legali più amate è ad esempio il Bubblehash, resina estratta a secco con il ghiaccio che può raggiungere concentrazioni di CBD fino al 30%.

Hashish CBD vs. Hashish THC

Come abbiamo visto, molte delle qualità di Hashish ad alto THC esistono anche nella loro versione light. Questa possiede tutti i punti di forza dell’originale, ottenuti mediante studi biologici delle sementi e incroci attenti e ragionati. Il risultato sono resine dai gusti caratteristici, capaci di accontentare anche i consumatori più fedeli e pretenziosi.

Sul mercato si trovano già moltissime discendenti light delle resine più amate. Tra queste, l’hashish charas e la ketama gold sono il gioiello del catalogo di realtà come Weweed; per selenzionarle abbiamo unito passione e voglia di regalare ai nostri utenti tutta l’esperienza alla quale erano abituati con le resine originali.

Hashish, usi terapeutici

L’hashish si ritrova nei riti e nelle culture terapeutiche di un gran numero di civiltà antiche. Nonostante i suoi effetti collaterali, la resina di cannabis è infatti in grado di dare alcuni interessanti effetti benefici al nostro corpo. Tra questi, i più apprezzati sono stati, fin da sempre, la capacità di rilassare e di lenire il dolore, nonché di accompagnare verso uno stato di profonda comprensione e meditazione. Anche in occidente, per anni si è usato l’effetto hashish per lenire il dolore dovuto a patologie e infezioni, e in molti fanno ancora uso di hashish medico per scopi terapeutici.

Ovviamente, la presenza di effetti secondari ha spinto il mercato verso la realizzazione di prodotti a basso tasso di THC; e questo ha aperto un vasto campo di potenzialità mediche che prima non era percorribile. Oggi, l‘hashish legale comincia ad essere prescitto al posto del cugino al THC in casi come l’epilessia, il dolore post-operatorio o patologico e per lenire disturbi come l’ansia e l’insonnia cronica.

Mentre nel mondo continuano ad arrivare nuove ricerche su hashish effetti benefici dei prodotti a base di CBD, noi continuiamo a consigliarvi di tenere d’occhio il blog Weweed per scoprire tutte le potenzialità dei prodotti a base di Canapa Sativa.

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