Cannabis shop e Coffee shop: come funzionano e quali sono le differenze

Staff WeWeed

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Cannabis shop e coffee shop, all’apparenza cambia solo la prima parte del nome, ma in realtà sono due attività radicalmente diverse. A partire dall’idea di base per finire alla messa in pratica, sono espressioni di due filosofie diverse e, sotto alcuni aspetti, opposte.

I cannabis shop si concentrano quasi esclusivamente sul prodotto ganja. Mentre i coffee shop sono più interessati all’esperienza che circonda il mondo della marijuana, e ricordano più in miscuglio tra erboristi e pub.

Non tutti gli shop sono uguali

Cannabis e coffee shop sono due approcci diversi allo stesso problema, quello di fornire ai consumatori una maniera per ottenere marijuana. Ognuno di questi approcci ha una sua storia e una sua ragion d’essere. Ed entrambi riflettono la cultura della nazione che li ha viste nascere. Osservarne le differenze è interessante e utile sotto vari punti di vista. Differenze queste che non si fermano al nome o ai prodotti in vendita ma includono anche, in generale, gli arredamenti, l’atmosfera, e l’la visione che hanno e trasmettono sul mondo della cannabis.

Ora, di luoghi dove si può acquistare della ganja ne esistono davvero tantissimi, stabili o temporanei, legali e illeciti. Ma le attività che in buona parte dell’occidente sono considerate bene o male legali si possono dividere nelle due categorie menzionate poco fa: i cannabis e i  coffee shop. I primi nascono oltreoceano, negli Stati Uniti per la precisione, ma sono arrivati anche in Europa con il fenomeno della marijuana legale, conosciuta come cannabis light. I secondi invece nascono nel nostro caro e antico continente, e anche in questo caso posseggono un’impronta che non si può che dire europea. Ma vediamoli un po’ più nel dettaglio.

La tradizione olandese

La patria dei coffee shop propriamente detti è, ovviamente, Amsterdam. Prima di addentrarsi nella loro storia bisogna innanzitutto ricordare il terreno culturale su cui sono germogliati. L’Olanda infatti è da sempre stata una nazione con una fortissima tradizione commerciale. Per tutta l’età delle scoperte, il periodo intorno al sedicesimo secolo per intenderci, i fluyt olandesi scorrazzavano per i mari alla ricerca di spezie e altre ricchezze. Il profumo di caffè e cannella aleggiava per le strade delle città portuali, mentre casse di prodotti esotici ne riempivano i magazzini.

Si poteva trovare zucchero, seta, ma anche e soprattutto, marijuana. Ai tempi l’utilizzo principale della canapa era quello tessile, ma sarebbe ingenuo pensare che nessun intraprendente mercante abbia mai imitato i suoi colleghi orientali, caricando la pipa con l’erba invece del tabacco. Naturalmente non è possibile ragionare con certezza sul passato, ma in molti sono d’accordo nel riconoscere proprio in questa proiezione olandese verso il commercio e l’esotico (e la cannabis) il primo germe dei coffee shop. Difficilmente infatti un’attività del genere sarebbe potuta nascere in paesi dalla mentalità più chiusa o protezionistica, come i regni che sarebbero poi diventati la Germania, o persino anche l’Italia dei comuni.

I germogli dei coffee shop olandesi

Certamente le droghe più o meno leggere non erano sconosciute in Europa, ma è l’Olanda del rinascimento il luogo dove erano più apertamente tollerate e commerciate.

Con il passare degli anni e l’arrivo dell’era moderna però, il consumo di droghe più o meno leggere assunse una connotazione sempre più negativa in tutta europa. Divieti e proibizioni iniziarono a comparire nelle varie legislazioni, con pene sempre più pesanti. I motivi per questa stretta non erano solamente morali o sociali, ma anche economici. Alcuni sostengono perfino che fossero principalmente economici. Il mercato delle droghe è sempre stato florido e allettante per le persone e gli stati. Non per nulla furono combattute vere e proprie guerre per un carico d’oppio.

Qual che sia la reale ragione, le nazioni europee iniziarono a proibire il consumo e il commercio di droghe. E i Paesi Bassi non fecero eccezione, pur rimanendo tra i più tolleranti paesi europei.

Arrivarono poi gli anni settanta, coi loro movimenti di liberalizzazione e rivoluzione. I legislatori olandesi decisero di non combattere l’ondata di rinnovato interesse per le droghe leggere che stava investendo il continente, ma cavalcarla. Anche in questo caso, cosa gli abbia spinti ad adottare una simile strategia, se le ragioni morali o quelle economiche, non è dato sapere. Però si mostrarono tolleranti e, primi in Europa e nel mondo, formalizzarono e legalizzarono il concetto di coffee shop.

Coffee shop olandesi, i pub della cannabis

bulldog coffee shop
Il Bulldog, uno dei più famosi coffee shop di Amsterdam

Ecco quindi che una quantità di piccoli negozietti aprì i battenti, o forse lo fece alla luce del sole. Anche senza il riconoscimento di legalità infatti è impossibile impedire il commercio della ganja in un paese come l’Olanda. Non ci sono dati certi, ma quasi certamente i prototipi dei coffee shop in cui erano venduti prodotti a base di marijuana, esistevano già ben prima della loro formalizzazione. Erano locali clandestini, piccoli e bui, dove si poteva trovare marijuana di buona qualità, assieme ad un ambiente amichevole e raccolto. La clientela era ovviamente selezionata e probabilmente ci si conosceva tutti.

Con l’arrivo della legalità l’ambiente della cannabis uscì allo scoperto, e col tempo gli shop si diversificarono, esplorando ed esaltando i diversi aspetti della cannabis. Una volta venuta meno la necessità di segretezza infatti, diventava possibile lasciare campo libero ai creativi, e spingersi verso nuovi orizzonti nel campo dell’estetica e della presentazione.

Qui un video sulla storia recente dei cannabis shop ad amsterdam.

Come sempre, non tutti salirono sul carrozzone dell’innovazione, degli spazi aperti e colorati, e rimasero parecchi nostalgici. Il mercato non li dimenticò, e ora si può trovare il coffee shop per ogni esigenza, da quello ricavato da uno scantinato con a malapena un bancone, a quello ampio e luminoso, con tanto di statue del buddha. I coffee shop sono quindi luoghi dove la cannabis diventa un’esperienza a tutto campo, con la questione dell’acquisto che passa quasi in secondo piano.

Oggi è possibile trovare tanti shop sulla Oudezijds Voorburgwal, la strada principale nel centro di Amsterdam, oppure nel quartiere a luci rosse o addirittura di fronte alla stazione centrale (certo, di fronte alla stazione la qualità dei prodotti non è altissima)!

Così come in un pub non si va per comprare una birra, ma per bere una birra, nei coffee shop si va a gustare la marijuana. E come in diversi pub si possono trovare diverse birre, anche in diversi coffee shop troverete diverse varietà di cannabis. Spesso la selezione è attinente al mood del locale, e potrete trovare dell’ottima Super Skunk in un locale nostalgico e cupo, o una Moonrock in un locale più moderno e psichedelico. Dei migliori coffee shops di Amsterdam, ne abbiamo parlato in un altro articolo.

Cannabis shop, the american way

Se i coffee shop sono un’invenzione europea, i cannabis shop sono la loro imitazione, o rivisitazione, americana. Anche se forse chiamarli così è un po’ impreciso, visto che non vogliono imitare, bensì concentrarsi su un diverso aspetto della ganja. Essi sono relativamente più recenti, dato che solo da pochi anni la legislazione degli stati uniti si sta aprendo ad una regolamentazione e legalizzazione delle droghe leggere. Benché non siano estranei al consumo illegale, gli americani non hanno sviluppato una tradizione culturale della cannabis al pari di quella olandese. Quando è arrivata anche per loro la possibilità di aprire attività al pubblico, la legislazione ha imposto limiti più restrittivi.

I loro cannabis shop infatti sono più simili a delle farmacie, e l’atmosfera che vi si respira è leggermente più clinica e meno casalinga. La marijuana viene venduta in pacchettini anonimi, e dopo un controllo dell’identità del compratore. Il consumo poi è permesso solo in alcuni casi, e in generale, dopo aver comprato della ganja dovete trovare un altro posto dove fumarla.

Più che lasciarsi cullare da arredamenti e musica, il consumatore che entra in un cannabis shop americano è incitato a individuare rapidamente ciò di cui ha bisogno, comunicarlo al personale, e procedere all’acquisto. L’esperienza è precisa e rapida, ma per certi versi, leggermente asettica. Non si può dire che questo approccio sia strettamente peggiore, o più negativo, di quello olandese. È semplicemente diverso, e sicuramente esistono persone che lo preferiscono.

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E gli italiani?

In italia non esistono i coffee shop, anche perché la marijuana che vendono tipicamente avrebbe un contenuto troppo alto di THC e produrrebbe effetti allucinogeni. Quel che abbiamo sono però dei cannabis light shop dove si può trovare tutta la gamma di prodotti e derivati della marijuana, rigorosamente con contenuto di THC a norma di legge. Non si possono provare le stesse esperienze di un coffee shop vecchio stile, ma tutti gli altri benefici della cannabis, in particolare quelli legati al CBD, sono alla portata degli italiani. Naturalmente di cannabis light shop ne esistono fisici ma anche online, come WeWeed.

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