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Cannabis Sardegna: il piano sperimentale per la bonifica dei siti inquinati

Staff WeWeed

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Qui su Weweed siamo sempre attenti alle novità in campo scientifico, soprattutto quando si parla di cannabis e dintorni. Non potremmo essere più lieti, quindi, di parlarvi di una nuova e interessante applicazione della Canapa, legata strettamente con il nostro territorio. Ci concentriamo infatti sulle potenzialità che essa offre per la coltivazione, e sulla sua capacità di assorbire i metalli pesanti del suolo. La cannabis si rivela infatti una risorsa chiave per la bonifica dei siti inquinati, e anche la Sardegna sembra aver alzato lo sguardo in questa direzione. È in corso un piano sperimentale di bonifica del terreno inquinato, che riguarda già diverse regioni d’Italia, compresa la nostra. Cannabis e Sardegna potrebbero quindi stringere un legame ancora più solido. Come? Scopriamolo insieme in questo nuovo approfondimento. 

Cannabis e bonifica dei terreni inquinati

La bonifica dei siti inquinati mediante l’uso della cannabis rientra nelle tecniche sperimentali dette di fitorisanamento; ovvero, tecniche mirate al recupero del suolo grazie all’utilizzo delle piante e della loro interazione con il terreno. La canapa sativa, in questo discorso, si rivela una delle specie più interessanti; non solo perché è in grado di liberare la terra da diossina e metalli pesanti, ma anche perché è capace di trattenere la CO2 presente nel terreno. Liberandola poi, una volta raccolta, in maniera controllata e potenzialmente molto utile.

La cannabis può dunque svolgere una doppia, e preziosa, azione di risanamento del suolo. Ed è proprio qui che entriamo nel pieno del discorso Cannabis e Sardegna.

Nel 2013, infatti, è stata proposta la prima ricerca italiana che mira a risanare i suoli contaminati grazie alla cannabis. Il progetto è nato a Taranto, una terra che, purtroppo, conosce fin troppo bene gli effetti dell’inquinamento del suolo. Si chiama C.A.N.A.P.A ovvero Coltiviamo Azioni per Nutrire, Abitare, Pulire l’Aria ed è stato creato dalla regione Puglia, in collaborazione con l’Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi (Abap) e il Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (Crea). 

Lo scopo primario del progetto è quello di bonificare i terreni inquinati intorno all’ex stabilimento dell’Ilva, creando una cintura verde di coltivazioni di canapa. Al momento, il progetto è in fase di avvio, e ha subito dei ritardi legati ai finanziamenti e alle politiche sul territorio. Ma le potenzialità sono già state riconosciute e molte altre regioni hanno deciso di dare un’opportunità alle tecniche del fitorisanamento mediante canapa sativa.

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Dalla Puglia la cannabis arriva in Sardegna

In Puglia, il progetto si è presto scontrato contro il problema monetario, ma il destino della cannabis è stato diverso in alcune delle altre regioni, compresa la Sardegna. Qui, infatti, è nato CANOPAES, progetto promosso dalla regione nel 2015 e mirato a bonificare le aree industriali e minerarie del Sulcis Iglesiente. Una terra, anch’essa, che come quella di Taranto ha sofferto lo sfruttamento e il deturpamento della sua naturale bellezza. La bonifica dei siti inquinati sardi prevede uno stanziamento di 150 mila euro l’anno, atti a proseguire con le attività di sperimentazione in materia di fitorisanamento con la cannabis.

Cannabis Sardegna

Cannabis Sardegna: la bonifica della nostra terra

Oggi, la ricerca sulla cannabis in Sardegna continua. Sul campo, con una piantagione di oltre 3000 metri quadri, divisa in una decina di terreni, dedicata alla sperimentazione. È il responsabile scientifico del progetto, Gianluca Carboni, ha dichiarato che la ricerca è in piena attività, e che prosegue nonostante le difficoltà burocratiche e il difficile coinvolgimento dei produttori.

In laboratorio, intanto, si è scoperto che la canapa è capace di attecchire e prosperare anche nei terreni fortemente inquinati dai metalli, assorbendo rame, zinco, nichel, piombo e cromo. La pianta è infatti dotata di un sistema di protezione, che le permette di limitare l’assorbimento dei metalli alle radici, impedendo che questi distruggano la parte superiore (la più fragile).

Una conferma che potremmo trovarci davanti alla pianta giusta per la bonifica dei siti inquinati della nostra terra. Lo scoglio più grande per il progetto Cannabis Sardegna, però, è lo smaltimento della canapa dopo la bonifica dei siti inquinati. Il fitorisanamento richiede infatti grande attenzione alla tutela del territorio anche in fase di smaltimento, assicurandosi di non provocare nuovo inquinamento e di non deturpare maggiormente il suolo.

Una delle proposte attualmente in corso, è quella di trasportare le piante in luoghi appositi e di utilizzarne i semi per la produzione di biodiesel. Sappiamo infatti che la cannabis produce semi ad alto livello energetico, che contengono quasi il 40% d’olio usabile per produrre biodiesel e oli industriali. Si pensa anche di usare la biomassa ottenuta dalla canapa raccolta nei processi di phytomining, ovvero per la produzione di energia nelle centrali termoelettriche.

Quello che è certo, è che il rapporto Cannabis-Sardegna non è mai stato così solido. E che stiamo appena cominciando a vedere tutte le potenzialità che la canapa ha da offrire alla nostra splendida e preziosa terra.

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