Negli ultimi anni molti paesi stanno depenalizzando l’uso di cannabis, sia terapeutica che ricreativa, e questo ha conseguenze anche nel mondo dello sport.
Come è ormai noto (soprattutto ai nostri lettori), l’NBA ha recentemente deciso di sospendere i test del THC per gli atleti. Se questa decisione è ritenuta una storica apertura nei confronti della cannabis, non si può certo dire che il rapporto tra gli atleti NBA e la marijuana terapeutica sia una cosa recente.
Infatti, in un’intervista del 2016, l’ex coach NBA Phil Jackson ha ammesso di aver fatto uso di cannabis terapeutica già nel lontano 1969.
Chi è Phil Jackson
Quello di Phil Jackson è un nome noto a tutti gli appassionati di basket nel mondo.
E’ stato l’allenatore dei leggendari Chicago Bulls targati Michael Jordan, nonché allenatore dei Los Angeles Lakers (dove ha guidato campioni del calibro di Shaquille O’Neal e il compianto Kobe Bryant). Con queste due squadre Jackson si è assicurato ben 11 titoli NBA, passando alla storia come l’allenatore più vincente di tutti i tempi.
Phil Jackson e la cannabis terapeutica
Ben prima della sua stellare carriera da allenatore, Jackson era un giocatore al servizio dei New York Knicks, altra storica franchigia NBA; durante questo periodo si sottopose ad un intervento chirurgico alla schiena, che lo costrinse a rimanere lontano dal parquet per tutta la stagione 1969-1970.
Fu proprio allora che Jackson testò per la prima volta gli effetti della cannabis a uso terapeutico: “Ho fumato marijuana durante quel periodo. La fumavo soprattutto come distrazione e come sollievo per il dolore”. Più avanti nell’intervista Jackson parla in generale del rapporto dell’NBA con la cannabis terapeutica (e non): “La marijuana fa da sempre parte della cultura NBA. Si è cercato di vietarla senza successo, penso che data la situazione ora si possa provare a gestire la cosa in maniera diversa”.
Jackson, soprannominato Coach Zen, è da sempre noto per essere uno spirito libero: nella sua autobiografia racconta come da giocatore facesse spesso uso di LSD (anche durante le partite) per “testare realtà alternative”. Da allenatore, poi, aveva l’abitudine di far praticare meditazione di squadra ai giocatori, i quali ricordano benissimo gli strani odori che aleggiavano per le stanze delle training facilities: “E’ salvia”, era solito affermare Jackson, “è solo una cugina della cannabis”.
Anche io ho fatto uso di cannabis terapeutica: la testimonianza di Steve Kerr
Il racconto di Jackson sull’uso e gli effetti della cannabis terapeutica non è un caso isolato.
Più recentemente è stato Steve Kerr, allenatore dei Golden State Warriors, a dire la sua: “Sono un sostenitore della cannabis medica. E’ un’opzione di gran lunga migliore rispetto ad altri farmaci, e so che aiuta un sacco di persone” spiega Kerr. “Avendo subìto io stesso un’intervento alla schiena, ho fatto un po’ di ricerche: l’uso di cannabis terapeutica è preferibile all’uso degli altri antidolorifici, che possono dare molti problemi e creare dipendenza. Il fatto che la marijuana terapeutica sia ancora stigmatizzata è puramente culturale. Ma sono fiducioso per il futuro”.
Alcuni diranno che sarà solo un caso che Steve Kerr, in passato, sia stato allenato proprio da Jackson. Secondo altri, invece, quelle sessioni di “meditazione alla salvia” hanno avuto risultati ben più profondi e duraturi, che forse nemmeno lo stesso Coach Zen si sarebbe mai aspettato.
In ogni caso, le loro voci non sono le uniche ad essersi espresse in merito: innumerevoli giocatori, ex-giocatori e persino l’ex commissioner David Stern hanno parlato a favore dell’uso di cannabis terapeutica, e questo probabilmente ha contribuito al recente cambio di rotta dell’NBA.
La marijuana terapeutica e gli altri sport
L’NBA non è l’unica lega professionistica statunitense ad aver depenalizzato l’uso di cannabis nei propri regolamenti.
La prima a farlo è stata la Major League di Baseball, ma forse il caso più eclatante è quello della lega di football americano, la NFL: da sempre considerata la lega più “conservatrice”, ha recentemente approvato un regolamento interno che consente ai giocatori di assumere un quantitativo di THC di quattro volte superiore al passato, limitando inoltre il periodo di test alla sola pre-season. In questo modo, di fatto, tutti i maggiori sport americani hanno aperto all’uso di cannabis terapeutica.
In Italia, per ora, è legale solamente la marijuana a basso contenuto di THC. Molti atleti e personalità influenti hanno ammesso di farne uso, e questo ha contribuito a rendere più facile il commercio di ganja al CBD. Si può trovare in molti distributori h24 disseminati per le città, in negozi specializzati e anche nel nostro shop online.
Mentre aspettiamo che anche nel resto del mondo (sportivo e non) ci si adegui a quello che sembra essere la fine di un tabù, possiamo essere grati a personaggi come Phil Jackson, che grazie al loro comportamento fuori dalle righe hanno contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo l’uso di marijuana terapeutica, affrontando l’argomento anche con leggerezza.
Ricorda Shaquille O’Neal: “Nell’estate del 1999 passai a trovare Phil Jackson a casa sua, nel Montana. Era appena stato chiamato ad allenare i Lakers e volevo conoscere il mio futuro coach. Quando arrivai, entrai in casa e sentii subito un odore forte: Coach, ma è marijuana?”
La risposta di Jackson (probabilmente accompagnata dal suo sorriso beffardo):
“E’ salvia”.