Erba legale in Italia, le differenze con l’illegale

Staff WeWeed

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Cos’è che distingue un’erba legale da una illegale? Quali fattori determinano se un tipo di marijuana può essere utilizzato oppure no? Scopriamolo insieme.

Quando si parla di erba, in molte persone scatta ancora quel senso di allerta tipico di quando si parla di qualcosa di illegale. La realtà, però, è un po’ diversa. Se infatti da un lato è vero che nel nostro paese la legislazione in materia di erba legale è ancora molto nebulosa, è altrettanto vero che sono stati fatti importanti passi avanti. La legalizzazione di fatto, più che di diritto, della marijuana light (cioè erba contenente meno dello 0,5% di THC) ne è un esempio lampante.

Erba legale ed erba illegale presentano importanti differenze, che si identificano in primis nelle quantità di sostanze psicotrope in esse contenute.

Erba Legale ed Erba Illegale: le differenze

La prima fondamentale differenza tra erba legale ed erba illegale la si trova a livello chimico. La Cannabis contiene infatti numerosi principi attivi i più importanti dei quali sono chiamati cannabinoidi, poiché in grado di legarsi ai recettori per i cannabinoidi endogeni presenti nel nostro organismo. Ad oggi sono stati identificati circa una settantina di cannabinoidi, quasi tutti con effetti diversi tra loro e talvolta opposti. Su alcuni di essi si sa ancora poco e gli studi sulle loro proprietà sono attualmente in corso. Il più presente di questi principi attivi nella varietà più comune di Cannabis Sativa è senza dubbio il THC. Gli effetti psicotropi che questa molecola è in grado di causare nell’uomo sono la ragione per cui la marijuana è considerata illegale in molti stati.

Com’è facile intuire, quindi, la principale differenza tra la marijuana illegale e quella legale è che quest’ultima contiene livelli molto bassi di THC. La perdita degli effetti psicotropi ha permesso alla marijuana light di essere considerata legale nel nostro paese già dal 2016. Il mantenimento delle proprietà rilassanti e calmanti del CBD, privato della controparte psicotropa del THC, rende la marijuana light perfetta per chi vuole rilassarsi o scaricare la tensione senza paura di incorrere in tutte le sanzioni penali che invece l’uso di cannabis illegale comporterebbe. Questo ha aperto le porte alla produzione e alla vendita di un gran numero di prodotti legali a base di marijuana light e alla creazione di una fetta di mercato che sta vedendo la sua espansione giorno dopo giorno.

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Erba legale in italia, le differenze per lo stato con l’illegale

Mentre le differenze di concentrazione dei principi attivi costituiscono l’aspetto scientifico delle diversità tra cannabis illegale e cannabis legale, un altro importante punto di contrasto sta nel modo in cui queste sono trattate dalla legge. Attualmente la legge italiana vieta la coltivazione di canapa contenente una percentuale di THC superiore allo 0,2%. Questo tipo di canapa è appunto detta illegale.

Ma come si comporta invece lo Stato davanti alla produzione di canapa light? La legge che regolamenta l’erba legale in Italia è il D.Lgs. 242 del 2016. La coltivazione di canapa è espressamente permessa in caso di contenuto di THC inferiore a 0,2%, ma in caso di contenuto tra 0,2 e 0,6% l’agricoltore è comunque esonerato da ogni responsabilità. Vi starete chiedendo in che modo le autorità competenti verifichino il rispetto di tali parametri. Ebbene le forze dell’ordine possono procedere, laddove ritenuto necessario, al prelevamento di una parte di foglia che sarà analizzata in laboratorio. A garanzia della genuinità dell’investigazione, una parte del campione verrà lasciato al proprietario in modo che non possano esserci dubbi riguardo alla provenienza del campione stesso.

Occorre sapere che qualunque controllo sulla piantagione, prelievo di materiale da analizzare, o altra operazione dovrà essere eseguita esclusivamente in presenza del proprietario. Se le analisi indicassero una percentuale di THC superiore allo 0,6%, l’autorità preposta potrebbe operare il sequestro delle piantagioni e la loro distruzione. Il coltivatore sarebbe comunque esonerato da ogni accusa se dimostrasse di utilizzare semi certificati e rientranti nel “catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole” (L.242 del 2 Dic. 2016). A questo scopo è fatto obbligo, sempre dalla legge 242/16, di conservare per almeno un anno la certificazione di provenienza dei semi e la fattura di acquisto degli stessi. Questo permetterà al coltivatore di dimostrare di aver acquistato le sementi da un rivenditore autorizzato.

 

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A cosa deve stare attento il consumatore

Abbiamo parlato dei rischi in cui il coltivatore può incorrere nel caso non si attenesse alle direttive. Ma che dire del consumatore? Le forze dell’ordine possono eseguire controlli anche sul singolo cittadino, per verificare che l’eventuale cannabis in suo possesso rientri nella categoria considerata erba legale in Italia. Sebbene si siano verificati sporadici casi di tolleranza nei confronti del possesso di piccolissime quantità di Cannabis, è sempre meglio andare sul sicuro e scegliere la Cannabis Light per la propria coltivazione domestica. Nel caso in cui il prodotto posseduto superasse il limite di principio attivo consentito, infatti, si rientrerebbe nell’ambito della legge che regola l’uso e il possesso di stupefacenti e il consumatore rischierebbe delle sanzioni amministrative anche importanti.

Indubbiamente un ottimo modo per ridurre al minimo il rischio di far uso senza volerlo di semi non certificati e quindi di incorrere in sanzioni è quello di acquistare solo prodotti a base di marijuana light. Ancor più importante però è fare questo esclusivamente da rivenditori professionali e autorizzati, che rilascino insieme ai semi la loro certificazione. Oggi sempre più negozi specializzati stanno affacciandosi sul mercato, sia per le strade delle nostre città sia sul web.

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