Le varietà di cannabis sono praticamente infinite. Ad alto contenuto di THC, light, autofiorenti, per non parlare delle migliaia di nomi uno più fantasioso dell’altro, come Moonrock o Gelato. In questa foresta di marijuana si muovono le seed bank.
Le seed bank sono organizzazioni specializzate nella raccolta, catalogazione e conservazione dei semi. Esistono seed bank globali, dette anche “arche di Noè della botanica” e seed bank più specifiche, che si concentrano su una sola pianta. Come patate, riso, grano. E, fortunatamente, non manca la marijuana.
L’importanza di preservare le specie
Come tutte le specie viventi, anche le piante si evolvono. Nuove specie nascono, si modificano, o si estinguono. È un processo naturale, che in un ecosistema selvaggio con alta diversità genetica serve a mantenere gli organismi sani e sempre adatti alle condizioni ambientali. A volte però capita che qualcosa va storto, o meglio va storto per gli esseri umani. Può capitare infatti che più o meno artificialmente una singola varietà si espanda e conquisti l’intera nicchia ecologica.
Tipicamente è l’intervento umano a creare questa condizione, poiché standardizzare la coltivazione migliora l’efficienza e permette di aumentare la rendita. Una situazione di questo genere è molto produttiva, ma fragile. Se arriva un agente dannoso, come un virus, che colpisce particolarmente tale varietà, rischia di estinguerla. È già successo, quasi, intorno alla metà del novecento, con la vicenda delle banane Gros Michel. Conveniente da produrre e facilmente reperibile, era praticamente l’unica varietà piantata e quando giunse una malattia che la colpiva selettivamente, fu quasi l’apocalisse. L’intera industria venne messa in ginocchio, e fu grazie a un giardiniere britannico, Joseph Paxton, che riuscì a diffondersi una nuova varietà, la Cavendish, resistente alla malattia.
Questo esempio di estinzione sfiorata è interessante perché causato quasi direttamente dall’intervento umano, ma ne esistono altri molto meno direttamente artificiali. I cambiamenti climatici ad esempio. Che siano causati dall’inquinamento, da un’incremento nell’attività delle macchie solari o da un meteorite, rischiano di rendere una specie improvvisamente inadatta e spingerla all’estinzione.
C’è però un modo per preservare le specie vegetali da disastri simili, ed è conservarne i semi. Le seed bank si occupano di questo.
Idea e nascita delle seed bank
Un seme contiene tutto il codice genetico di una pianta. In un certo senso si può dire che un’intera sequoia alta potenzialmente un centinaio di metri può stare in un semino delle dimensioni di un pinolo. Se quindi vi interessa conservare, o anche solo catalogare e studiare le sequoie senza dover usare una montagna intera per piantarle, trattarne i semi è un alternativa eccellente. Tantopiù che i semi si mantengono infinitamente meglio delle piante stesse, non hanno bisogno di luce, aria e acqua, e possono spesso essere surgelati per tempi indefiniti.
Fu forse pensando a questa comodità che un botanico russo, Nikolai Vavilov, iniziò a raccogliere e catalogare semi nei lontani e ruggenti anni venti. È difficile dire con sicurezza quale fosse il suo intento, se volesse preservare la varietà genetica, catalogarla, o stesse più semplicemente avvalorando la sua tesi sull’origine delle specie botaniche domestiche. Fatto sta però che il suo istituto fu una delle prime seed bank ufficialmente riconosciute nell’era contemporanea. Quasi certamente imprese simili sono state compiute in tante epoche, anche se forse non raggiungevano il livello di precisione e meticolosità del botanico russo.
Una volta mostrata l’utilità di una seed bank, varie entità nel mondo iniziarono a fondare le proprie. I motivi erano e sono i più vari, ma si possono raccogliere in tre grosse categorie.
Le classi principali
Una seed bank è, fondamentalmente, un’organizzazione che raccoglie e mantiene semi. Ma con quale scopo? Sulla risposta a tale domanda si basa la classificazione in tre grandi tipi di seedbank.
Seed bank di Assistenza
Queste seed bank sono in qualche maniera assimilabili ai banchi depositi e prestiti monetari. I coltivatori affidano i loro semi alla banca quando ne producono un surplus, e li prelevano quando ne hanno bisogno. Inoltre un coltivatore può avere necessità o interesse di provare una varietà che non possiede, e rivolgersi ad una seed bank è la maniera più semplice di ottenerla. Poiché i semi sono il loro pane quotidiano infatti, le seed bank possono offrire fortissime garanzie di qualità e precisione nei loro prodotti. Vedremo più avanti che questo è un’aspetto molto importante per le seed bank che trattano marijuana.
Seed bank di Sviluppo
Nel caso di una seed bank di sviluppo l’obbiettivo principale non è tanto quello di porsi come agente facilitatore dello scambio di semi in quantità. Si potrebbe forse dire che lavorano invece sulla qualità. Esse infatti si specializzano ulteriormente nel classificare precisamente i loro semi, e prevederne le interazioni e i risultati degli incroci. Abusando un altro po’ il linguaggio per continuare il parallelo economico, potremmo dire che una seed bank di sviluppo assomiglia un po’ ad una banca d’investimento. Essa analizza i semi che possiede e individua le maniere più efficienti e convenienti per investirli. Dove con investire si intende in questo caso fornire ai coltivatori perché producano nuovi incroci.
Seed bank di Conservazione
Questa è l’ultima volta che abuso del linguaggio economico, promesso. Le seed bank di conservazione sono l’equivalente del caro vecchio maialino salvadanaio, o dell’ancora più antico materasso. Il loro scopo non è quello di redistribuire la varietà genetica né di farla fruttare per incrementarla, bensì di preservarla. Le seed bank di questo tipo mirano ad evitare, o almeno mitigare, evenienze come quella delle Gros Michel di cui ho scritto prima. Magari domani arriverà un virus (esclusivamente botanico!) che ucciderà ogni singola pianta di pomodoro in tutti i campi del mondo.
La specie sarà estinta, almeno come pianta vivente, ma se qualcuno ha usato un po’ di lungimiranza e ha spedito i semi di pomodoro ad una seed bank di conservazione, non tutto sarà perduto. E il pomodoro potrà prima o poi rifiorire, magari inizialmente solo nei laboratori dove verrà sviluppata una varietà resistente al virus, e poi col tempo nuovamente all’aperto. Questo ultimo aspetto delle seed bank è forse il meno importante per la marijuana, dato che è una pianta che non rischia particolarmente l’estinzione, ma lo menziono comunque per completezza.
Seed bank più famose
La seed bank più famosa, se non altro per la peculiarità e per la strana sensazione che trasmette, è senza dubbio la Svalbard Global Seed Vault. Essa è situata in un’isoletta ghiacciata nell’arcipelago omonimo. In fondo ad un tunnel di un centinaio di metri scavato nella roccia viva e dietro a delle porte progettate per resistere a quasi qualunque evento, dall’innalzamento dei mari alla terza guerra mondiale. Per quanto può sembrare strano e per certi versi inquietante infatti, tale è l’intento della SGSV, che la colloca decisamente nella categoria delle seed bank di conservazione. I norvegesi hanno voluto costruire un forziere dove conservare i semi di tutte le piante essenziali per l’umanità, che possa resistere a ogni cataclisma e poter fungere da blocco di partenza per la ricostruzione del pianeta. Certo, una visione molto pessimistica, ma come dicono gli americani, better safe than sorry.
La Banca Australiana del Grano (AGG) invece è una seed bank del secondo tipo, specializzata nello studio di nuove varietà di grano. Aperta nel 2014, è nata stavolta dal desiderio non tanto di preservare, quanto di migliorare la varietà genetica, e adattarla al clima australiano. O meglio ai suoi estremi, che rendono il famoso deserto decisamente inospitale per la vita vegetale.
Un’ultima menzione la merita, per grandezza, la Millennium Seed Bank britannica. Situata in un bunker a prova di atomica, il suo obbiettivo è quello di raccogliere almeno qualche seme di ogni singola specie vegetale. Nel 2009 ha raggiunto il 10% dell’impresa. Probabilmente non riuscirà mai a completare l’impresa, ma l’intento è senza dubbio lodevole.
Seed bank specifiche per la marijuana
Dopo tutto questo excursus è facile capire che le seed bank sono entità molto ampie e varie, sia come intenti che come capacità. Quelle relative alla marijuana sono una classe piccola ma non per questo meno importante.
Connubio di Assistenza e Sviluppo
Quando si parla di marijuana e di seedbank, la prima cosa da considerare è l’esistenza del mercato. Una coltura così specifica infatti concentra tutti gli sforzi di sviluppo e miglioramento sulle diverse varietà. Abbiamo parlato dell’importanza che i semi ricoprono nel mondo della coltivazione dell’erba, e le seed bank questa importanza l’hanno compresa benissimo.
La seed bank più famosa specializzata in marijuana, e sicuramente la più antica, è la Seed Bank of Holland, fondata dal leggendario australiano Nevil Shoenmakers. Una seed bank ibrida tra primo e secondo tipo, essa ha contribuito sia a diffondere un gran numero di varietà di ganjia, sia a svilupparne di nuove. La Skunk ad esempio è una creazione di Shoenmakers. Essa è entrata nell’Olimpo dell’erba e, un po’ come Zeus, ha seminato discendenti ovunque. Come la Super Skunk, un suo parente stretto e altrettanto potente. Ne abbiamo parlato in un articolo, e siamo tanto convinti della sua forza da averla aggiunta alle offerte del nostro shop, che potete trovare qui. O anche la Silver Haze, discendente un po’ più lontano ma anch’essa molto valida.
La Seed Bank of Holland è poi stata venduta, e Shoenmaker si è concentrato sulla sua passione per lo sviluppo di nuove varietà. Altre seed bank hanno preso il suo posto, e quasi ogni azienda di coltivazione e sviluppo mantiene anche una sua seed bank attraverso cui offre i frutti della sua ricerca. A differenza di tanti altri settori infatti, quello della marijuana non è completamente chiuso da brevetti e licenze, e sono molte le varietà liberamente disponibili per i coltivatori. Forse anche troppe, dato che una tale mole di nomi e caratteristiche può risultare disorientante, ed è facile perdersi nei meandri delle innumerevoli varietà.
Il compito dei coltivatori come WeWeed è quello di navigare questa foresta e ottenere le migliori varietà di marijuana dalle seed bank, curarle con passione e attenzione, e offrire ai consumatori un prodotto di altissima e comprovata qualità. Oltre che naturalmente a norma di legge, ovvero con valori di THC bassissimi.
Possiamo quindi dire che le seed bank specializzate in marijuana assolvono principalmente due necessità. La prima, più interna e riservata agli esperti del settore, è quella di fornire i semi sperimentali agli sviluppatori di nuove varietà, per spingere ancora un po’ più in avanti l’asticella della genetica. La seconda, più aperta, è quella di diffondere i risultati della ricerca al grande pubblico, e renderli disponibili ai coltivatori in tutto il mondo, che provvederanno a loro volta a far arrivare il prodotto finale sui tavolini e nelle cartine dei consumatori. Un’intento ancora una volta lodevole, e senza l’audacia di Shoenmaker e la sua prima seed bank il mondo della marijuana sarebbe probabilmente molto diverso da come lo vediamo. Sicuramente non ci sarebbero così tante possibilità di scelta.