Sono spesso confusi con la marijuana tradizionale, ma si tratta di sostanze molto differenti. I cannabinoidi sintetici sono molecole create in laboratorio la cui struttura e i cui effetti possono ricordare quelli del THC. Eppure, ci sono notevoli differenze tra questi prodotti di sintesi e i derivati veri e propri dalla cannabis. In questo approfondimento vediamo nel dettaglio cosa sono i cannabinoidi sintetici e come agiscono, ma non solo. Parliamo anche di come sono prodotti e quali rischi si corrono ad assumerli. Soffermandoci infine sulle leggi attualmente in vigore in Italia e all’estero che ne regolamentano la vendita.
Cosa sono i cannabinoidi sintetici e come agiscono
Con il termine cannabinoidi sintetici si indica una serie di sostanze create in laboratorio allo scopo di emulare il THC. Si tratta per la maggior parte di molecole molto simili al delta-9-tetraidrocannabinolo ma con elementi differenti all’interno della struttura. Uno o più gruppi di atomi che, cambiati di posizione, garantiscono al cannabinoide effetti addirittura opposti a quelli del THC.
Chi li produce spesso ricerca per anni strutture molecolari nuove e non ancora registrate. Lo scopo è quello di creare sostanze i cui effetti ricordano quelli dei cannabinoidi naturali ma per le quali non ci sono ancora legislazioni chiare. È proprio questo a rendere così allettanti i cannabinoidi sintetici. Trattandosi di molecole nuove, si ha la possibilità di muoversi sul confine della legge. Almeno finché la struttura non viene individuata e tabulata dalle forze dell’ordine.
L’azione dei cannabinoidi sintetici è spesso imprevedibile. Di base, sono creati per interagire con il nostro sistema endocannabinoide; ovvero, con gli stessi recettori CB1 con i quali interagisce anche il THC. Dovrebbero dunque dare effetti di rilassamento, di stimolazione sensoriale e di alterazione della percezione. Nonché lenire il dolore e placare disturbi gravi come quelli epilettici. La realtà, però, è che la formulazione sperimentale di questo tipo di molecole rende difficile se non impossibile prevedere tutte le interazioni possibili con il nostro organismo.
Così, spesso alcuni di questi cannabinoidi sintetici si rivelano in realtà dannosi per il nostro organismo. E se si considera che molti dei produttori mirano a incrementare la naturale potenza di queste molecole, gli effetti possono essere davvero devastanti.
Come vengono ricavati
Ricavare un nuovo cannabinoide sintetico è un processo di sintesi chimica complesso, che richiede conoscenze e materiali. Chi li produce possiede solitamente laboratori attrezzati e ha a disposizione uno o più chimici poco ortodossi che lavorano per ricercare nuove molecole cannabinoide. Non stupisce, però, che si tratti di un processo il cui primo fine era proprio quello scientifico. I primi cannabinoidi sintetici furono infatti creati in laboratorio da un team di ricercatori, che negli anni ’90, studiava gli effetti del THC sul corpo umano. Lo scopo della ricerca era proprio quello di emulare la struttura del cannabinoide più comune per crearne versioni con diversi effetti e dunque diverse interazioni.
Cannabinoidi più simili al CBD, ad esempio, capaci di interagire positivamente con l’organismo umano e di portarvi benefici. Nel corso degli anni, però, lo scopo principe dei cannabinoidi sintetici si è perso, sostituito dalla produzione e dalla vendita illegale. Solitamente, chi produce queste sostanze oggi è in grado di ricreare il processo di sintesi naturale del delta-9-tetraidrocannabinolo, alterandone però alcuni passaggi. Lo scopo ultimo è ottenere una molecola simile ma non del tutto uguale al THC. Un anello con differenti gruppi attivi capaci di dare ai nuovi cannabinoidi proprietà non possedute dai principi attivi della marijuana.
Molti produttori tendono a potenziare i normali effetti del THC. Una delle caratteristiche base dei cannabinoidi sintetici è proprio quella di dare high più intense e durature. Questo però comporta quasi sempre anche effetti collaterali più forti e nuove, imprevedibili interazioni con il nostro organismo.
I diversi tipi di cannabinoidi sintetici
Attualmente in commercio esistono diversi tipi di cannabinoidi sintetici. Alcuni di questi nel corso degli anni sono stati individuati, e ne conosciamo le strutture chimiche. Altri, purtroppo, restano ancora un mistero e sono questi che giocano un ruolo primario nella partita tra produttori e forze dell’ordine. Non è infatti possibile dichiarare illegale una sostanza finché non se ne conosce la struttura. E su questo sottile confine giocano moltissimi degli spacciatori di cannabinoidi sintetici.
Tra le sostanze più comuni attualmente conosciute ricordiamo i naftoindoli, i fenilacetilindoli e i cicloesilfenoli. Si tratta in tutti i casi di molecole psicotrope, le cui strutture ricordano in parte quelle del THC. In commercio si trovano sotto diversi nomi tra i quali Spice, K2, Devil’s weed o Black Mamba.
Come possono essere assunti
I cannabinoidi sintetici sono venduti in modo molto simile alla marijuana tradizionale, ed è per questo che sono così pericolosi. Sono solitamente mescolati con altre foglie (di timo, melissa o menta per lo più) o vaporizzati sopra le stesse perché siano assorbite dal substrato. Questo secondo metodo è anche quello che garantisce una maggiore concentrazione di cannabinoidi sintetici, cosa che rende il prodotto ancora più dannoso.
Una volta infusi o mescolati alle foglie, i cannabinoidi sintetici possono essere assunti come la comune cannabis. Fumati con il tabacco, con il bong o vaporizzati; ma spesso anche aggiunti a prodotti edibili e a tisane. Quando sono venduti come miscela da fumare, sono inseriti spesso in pacchetti di alluminio, etichettati però come prodotti non destinati al consumo umano. In forma liquida, sono invece travasati in piccole bottiglie di plastica simili a quelle per le sigarette elettriche.
I rischi legati ai cannabinoidi sintetici
Ma perché i cannabinoidi sintetici sono così dannosi? La risposta più semplice, e anche la più chiara, è perché non se ne conoscono i reali effetti. Immaginate di creare una molecola nuova che ancora nessuno conosce. E di farlo senza curarvi dei possibili effetti collaterali che questa avrebbe sull’organismo. Chi produce cannabinoidi sintetici lo fa per il puro scopo di guadagnare con la vendita illegale. Non ci sono sperimentazioni attente né studi clinici, in questo campo. Lo sostanze vengono prodotte e poi messe in commercio, spesso potenziate proprio per attirare una fetta maggiore di acquirenti.
Quello che sappiamo, ad oggi, è che gli utilizzatori di cannabinoidi sintetici riportano sintomi simili. Percezione alterata, euforia o depressione, aumento del battito cardiaco. Questi sono solo alcuni degli effetti più comuni di queste sostanze. Si tratta, come potete notare, di effetti collaterali simili a quelli della cannabis naturale. Ma la differenza è che abbiamo a che fare con effetti acuti, causati dal sovrapotenziamento di queste sostanze. Nei casi più gravi, gli utilizzatori di cannabinoidi sintetici hanno accusato anche comportamenti violenti e autolesivi, ansie e paranoie; nonché allucinazioni intense e di lunga durata.
Cannabinoidi sintetici: la legge in Italia e all’estero
Come abbiamo detto poco fa, la legislazione in merito ai cannabinoidi sintetici è una faccenda complessa. È impossibile infatti rendere illegali sostanze che ancora non esistono o delle quali non si conosce la reale composizione. Per molti anni, dunque, i cannabinoidi sintetici sono stati venduti e considerati legali. È solo nel 2008 che, in Europa, si è individuata per la prima volta una miscela di erbe in cui erano presenti questi cannabinoidi. Si trattava della Spice, venduta all’epoca come Herbal Blend o Herbal Mixture.
Da quel momento, l’Europa prima e gli Stati Uniti poi si sono attivati per combattere un’accesa battaglia contro i cannabinoidi sintetici. Battaglia che ha conseguito qualche piccola vittoria. Nel 2010, in Italia si sono verificati quasi una cinquantina di casi di intossicazione legati all’assunzione di cannabinoidi sintetici. È per questo che, nello stesso anno, il Ministero della Salute italiano ha reso illegale la miscela nota come Spice. Ovvero ne ha vietato la produzione, l’importazione e la vendita. Lo stesso vale per Svezia, Germania, Polonia, Francia, Austria e Lussemburgo. Si tratta però di un primo, piccolo passo nella battaglia contro i cannabinoidi sintetici.
Negli anni successivi altre molecole si sono aggiunte alla lista di quelle proibite. Ma per ogni molecola che viene identificata e classificata come pericolosa, numerose altre si affacciano sul mercato. Si tratta dunque di una battaglia lunga e complessa, che mette a dura prova tutto il sistema di controllo degli Stati. Una battaglia che, speriamo, potrà però portarci presto verso un panorama più sicuro e tutelato per tutti gli utilizzatori di cannabinoidi naturali.