I cosiddetti Hashashin vengono spesso menzionati in relazione all’uso di hashish. E’ infatti possibile che la loro estrema determinazione e freddezza nel portare a termine missioni suicide derivasse anche dall’uso di stupefacenti. Da bravi intenditori di hashish legale siamo sempre curiosi di esplorare le origini e le curiosità legate a questa sostanza. Questo argomento nello specifico è spesso oggetto di controversie e la mancanza di prove certe sbiadisce la linea tra storia e leggenda.
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La setta degli assassini
L’ attività della setta degli assassini o Nizariti vede le sue origini nell’XI secolo, in seguito alla scissione della corrente ismailita dell’islam sciita. I Nizariti sono infatti la setta principale degli ismailiti nel Vicino Oriente e la loro attività si estende fino al XIV secolo sotto la guida di Hasan. Conosciuto come il “vecchio della montagna” o “capo della montagna”, Ḥasan-i Ṣabbāḥ gioca un ruolo chiave nella scissione guidando i fedelissimi seguaci dalla roccaforte di Alamūt nel nord della Persia. La setta scompare alla fine del medioevo, sostanzialmente inglobata dal ramo principale dell’ismailismo. E’ un leader carismatico forte della credenza secondo la quale la sua autorità gli è stata impartita per rivelazione divina. E’ quindi considerato un’entità semi-divina, risultando nella cieca fedeltà e sottomissione che i suoi fedeli gli riservano.
Una delle teorie sull’etimologia della parola “assassini” si ricollega infatti al termine in arabo heyssessini ovvero “seguaci di Hasan”. Più nello specifico ci si riferisce agli omicidi perpetrati dalla setta al fine di affermare la sua linea politica.
Gli hashashin di Ḥasan b. al-Ṣabbāḥ e l’utilizzo di hashish nelle missioni
In seguito all’appropriazione del forte di Alamūt nel 1090, gli ismailiti di Hasan allargano la loro influenza fino alla Siria. La gerarchia delle file ismailite, dal novizio al gran maestro, si delinea in base al livello di istruzione oltre all’affidabilità e il coraggio dimostrati. Gli assassini vengono forgiati non solo tramite la dottrina sopra citata. Si sottopongono regolarmente a un intensivo processo di addestramento fisico al fine di massimizzare la mortale efficacia degli attacchi.
Gli Hashashin si muovevano da soli o in piccoli gruppi con lo scopo di eliminare un singolo bersaglio. La vittima designata era di solito un personaggio di rilievo politico. Una delle caratteristiche che contribuivano ad alimentare il terrore intorno agli attacchi degli assassini di Hasan era la peculiare modalità. Le uccisioni erano delle vere e proprie esecuzioni pubbliche, spesso nelle moschee e preferibilmente il venerdì (considerato giorno sacro). Date le circostanze, la morte degli assassini stessi era di solito inevitabile. Il fatto che conducessero delle missioni suicide senza battere ciglio era una dimostrazione di estrema determinazione che non mancava di impressionare i presenti. Questo modus operandi ha portato a ipotizzare che si avvalessero dell’assunzione di stupefacenti (nella fattispecie l’hashish) per raggiungere quello stato di freddezza e serenità pur andando incontro a morte certa.
Origine e declino dei nizariti
In seguito alla morte dell’Imām fatimida del Cairo al-Mustanṣir bi-llāh si scatena una guerra per la successione tra i due figli Nizār e al-Mustaʿlī. Hasan si schiera con Nizār che si vedrà sconfitto poco dopo in Egitto. Da qui gli ismailiti di Hasan prendono il nome di Nizariti (dall’arabo Nizāriyyah) in occasione della scissione. La prosperità del regno di Hasan non viene necessariamente intaccata ma comunque minacciata dai turchi selgiuchidi che avevano il controllo su Iran, Iraq e parte della Siria. Hasan respinge puntualmente gli attacchi militari turchi, gli hashashin eliminano una serie di capi politici e militari. Anche Saladino diventa un bersaglio della setta durante la terza crociata, circa un secolo dopo (assedio di Aleppo – 22/05/1176).
Ḥasan-i Ṣabbāḥ muore ad Alamūt nel 1124, gli scontri con i selgiuchidi vengono portati avanti sotto la guida dei suoi successori sempre facendo ricorso agli Hashashin. L’eredità di Hasan viene quindi portata avanti ma non tutti i successori regnano a lungo.
I nizariti vedono il loro tramonto nella seconda metà del XIII secolo con l’arrivo delle invasioni mongole guidate da Hulagu Khan (nipote di Gengis Khan). Nonostante i tentativi di resistenza e contrattacco, i mongoli hanno la meglio. Radono al suolo Alamūt e massacrano un grande numero di nizariti, compresa la famiglia dell’Imām tranne uno dei figli (Khur-Shāh). Designato come garante della successione, Khur-Shāh scampa la morte e tramanda la cultura ismailita, ad oggi ancora esistente.
Hashashin e l’assunzione di hashish
Come sopra accennato, è presumibile che gli hashashin si servissero dell’hashish per inibire i sensi e portare a termine le missioni senza esitazione. In arabo il termine ḥashshāshīn o ḥashāshīn (حَشَّاشِين o حشاشين) significa sostanzialmente “mangiatori di hashish”. Tuttavia non possiamo considerare questa traduzione come universalmente condivisa. L’ipotesi legata all’uso di hashish da parte degli hashashin deriva dai pochi reperti disponibili in materia. Uno dei principali motivi di controversia deriva dalla natura non necessariamente attendibile delle informazioni.
Sono infatti i nemici storici della setta ad aver tramandato gran parte della storia che è arrivata ai giorni nostri. Con la distruzione della roccaforte di Alamūt i mongoli hanno incenerito qualsiasi libro o documento che potesse far luce sulla questione.
Un altro fattore che alimenta lo scetticismo è la contraddizione derivante dalla politica austera di Hasan. Molti considerano infatti improbabile che l’uso di sostanze stupefacenti fosse tollerato in sua presenza, men che meno nel corso di una missione. L’uso di hashish e oppio era generalmente una prerogativa dei riti religiosi e delle cerimonie mistiche.
Ciò che si può affermare con relativa certezza è che probabilmente non verrà mai stabilità una verità assoluta sull’argomento. La figura degli assassini è stata spesso romanzata, non smette di affascinare e ispirare un gran numero di persone ed è più volte comparsa in forme più o meno romanzate in libri, film e videogames.