Hashish charas: cos’è e come si fa? Scopriamo i segreti del fumo indiano

Staff WeWeed

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Quando si parla di hashish, light o classico che sia, spesso salta fuori un nome meno conosciuto: il Charas. Che cos’è questo charas, e che rapporto ha con l’hashish che tutti conosciamo?

Il Charas è, almeno come materia prima, un’altra forma dell’hashish india, da cui differisce per la metodologia di produzione. E per il destino che seguono le piantine da cui viene prodotto.

Naturalmente, se il charas fosse completamente identico all’hashish non lo chiameremmo in maniera diversa. E infatti ci sono delle differenze, alcune reali, e altre più “fumose”.

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Ad esempio, alcuni considerano il charas come una versione più pura e antica dell’hashish. Secondo tale interpretazione, l’hashish è nato come charas, e si è poi distinto da quest’ultimo evolvendosi sotto la spinta dell’efficienza produttiva. Una teoria non priva di fondamento questa e anzi, il metodo di produzione del charas trasmette effettivamente delle vibrazioni arcaiche, antiche.

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Dire però che un metodo arcaico sia migliore di uno moderno basandosi solo sulla sua antichità però, non è molto intellettualmente corretto. Se estendessimo questo ragionamento a tutta l’agricoltura infatti, lavoreremmo ancora con i buoi, e macineremmo il grano con la mola e l’asinello.

Ma per poter considerare le differenze che corrono tra hashish classico e charas, dobbiamo prima conoscerle. Vediamo quindi cos’è il charas.

Charas, l’hashish di pregio

Abbiamo già detto che hashish e charas hanno in comune la stessa materia prima. Le infiorescenze della pianta di marijuana.

Come sappiamo, tali infiorescenze sono ricoperte da tricomi, strutture specializzate parecchio affascinanti. All’interno di questi tricomi la pianta produce una resina nella quale concentra i principi attivi che più ci interessano. È il THC a farla da padrone nella cannabis classica. Mentre è il CBD il principe della marijuana light, l’unica legale qui in Italia. A dirla tutta il CBD è presente anche nella cannabis classica, ma i suoi effetti vengono sovrastati ampiamente da quelli del THC, che diventa il principio attivo caratterizzante. Soprattutto a causa dei suoi effetti psicotropi. Della differenza tra le due ne abbiamo già parlato, ma quale che sia la versione della pianta, classica o light, ciò che ci interessa è estrarne e concentrarne il principio attivo. Per poi consumarlo.

Le maniere per fare ciò sono tante. La meno complicata, ma non per questo più semplice, è quella di raccogliere le infiorescenze, seccarle, e fumarle. Bruciando così direttamente i tricomi e la loro resina carica di THC (o CBD). Ma non è l’unico modo.

La resina infatti può essere raccolta in tanti altri modi, ad esempio scuotendo le infiorescenze secche, o spremendole. Questa resina viene concentrata e solidificata, ottenendo il blocchetto marroncino che tutti sappiamo identificare come hashish.

E in ultima analisi, anche il charas è un blocchetto di resina concentrata. Ma non resina qualsiasi. Resina raccolta in maniera particolare.

Una maniera antica, di derivazione ritualistica. E infatti ancora oggi il charas continua a rimanere strettamente legato al misticismo e alla religione dell’India. In particolare della parte più settentrionale.

Hashish e religione in India

Il profondo connubio tra hashish, charas in questo caso, e religione non ci stupisce, ne abbiamo già parlato. Un piccolo tassello nel mosaico dell’identità culturale indiana a, il charas si trova spesso menzionato assieme al dio Shiva. Il rapporto della divinità con la cannabis in generale è tanto stretto da aver generato numerose leggende in merito, e da aver ispirato la prassi religiosa. Difficilmente potrete trovare una cerimonia tradizionale indiana dove non figuri la marijuana in qualche sua forma. Hashish, charas, o semplici infiorescenze. Magari fumate dal sacerdote nel classico cylum di terracotta.

Un legame antichissimo insomma, la cui fondazione risale alla notte dei tempi, e che non si limita al fumo. Il Bhang infatti è un’altra preparazione indiana a base di marijuana, così come il chai alla cannabis. Tutti sintomi di un rapporto che col tempo ha innovato qualcosa e mantenuto stabile qualcos’altro. La tecnica di produzione del charas è una di quelle cose che sono cambiate molto poco nei secoli.

Come si prepara il charas

hashish charas legale

Il procedimento di estrazione e preparazione del charas è, come dicevamo, antichissimo. Risale probabilmente ai primi incontri dei saggi indiani con la pianta di marijuana, e nei suoi movimenti sembrano riecheggiare i principi di meditazione e gentilezza che caratterizzano lo yoga. Vediamo perché.

Nella preparazione dell’hashish classico, le inffiorescenze vengono solitamente seccate e poi scosse per farne distaccare i tricomi.

Per preparare il charas invece si usano infiorescenze ancora fresche. Esse non vengono agitate né spremute, bensì il raccoglitore le fa rigirare tra i palmi delle mani. Così facendo i tricomi perdono la resina, che forma una patina appiccicosa sulle mani e viene poi raccolta e condensata fino a formare una pallina.

È un processo lungo, ripetitivo, e delicato. Usare troppa forza infatti rischia di rovinare l’infiorescenza, o spezzarne troppo brutalmente i tricomi, e l’hashish india charas di miglior qualità è proprio quello ottenuto più lentamente.

Qui un favoloso documentario che riguarda la storia e la manifattura del charas.

Non è inusuale recitare dei mantra mentre si strofinano le infiorescenze, ed è anzi molto probabile che gli antichi sacerdoti incorporassero questa raccolta di charas nelle loro meditazioni quotidiane. E utilizzassero il risultato nei loro rituali, ovviamente.

Questo metodo di raccolta produce un hashish di altissima qualità, posto che il raccoglitore sia esperto e paziente, ma ha un grosso difetto. La quantità. L’estrazione è infatti estremamente delicata, e il velo di resina che rimane attaccato alle mani molto sottile. Tanto che in una giornata tipica un lavoratore riesce a produrne intorno agli otto grammi.

>>Vuoi sapere anche come si usa il Charas? Leggi l’articolo dedicato!

Hashish india charas e la sua versione legale

Naturalmente, il charas “puro e originale”, prodotto da yogi indiani con infiorescenze di cannabis indiana in villaggi indiani sperduti fra i monti i, si trova solo in India.

Il resto del mondo ha sviluppato tecniche e metodologie per produrre una versione altrettanto buona ma meno intensiva come manodopera.

Qui in Italia in più, possiamo trovare il charas in versione light. Come tutti i derivati della marijuana light, è assolutamente identico alla sua versione classica. Con la sola differenza che non produce effetti psicotropi, perché contiene livelli bassissimi di THC.

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