Cosa dicono gli studi relativi agli effetti del CBD sulla pressione sanguigna, ecco tutto quello che c’è da sapere sul tema. Per una corretta informazione, nella giornata mondiale del cuore (29 settembre) si informano le persone sui rischi delle malattie cardiovascolari.
La cannabis abbassa la pressione? Benefici
Per sapere se la cannabis potrebbe avere un effetto benefico sull’utilizzatore di pressione alta, bisognerebbe considerare quante volte da quest’ultimo viene utilizzata. Si deve quindi poter fare distinzione tra utilizzatori frequenti e non. Chi inizia a consumare cannabis, in genere nota un aumento del battito cardiaco (nota come tachicardia). Chi invece la consuma nel tempo e risulta quindi consumatore abituale, nota l’effetto opposto.
Se si prova la marijuana e non si ha mai fumato, si potrebbe quindi sperimentare un aumento del battito con conseguente picco di pressione. Se invece si è consumatori da più tempo o la si fuma con più regolarità, ne si potrebbe vedere un beneficio per quanto riguarda l’ipertensione.
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Studi sugli effetti del CBD sulla pressione sanguigna
La ricerca è stata messa a punto per “valutare l’effetto della cannabis sulla pressione sanguigna, sulla frequenza cardiaca e sui parametri metabolici negli anziani con ipertensione”. Essendoci al mondo milioni di consumatori, specie di cannabis terapeutica, gli studi hanno la necessità di verificarne le funzioni e i benefici, specie negli anziani. Ma, ad oggi, le prove a sostegno della sicurezza cardiovascolare del consumo della sostanza, non sono sufficienti.
Lo studio clinico mette in guardia i consumatori anziani riguardo l’utilizzo della cannabis per rischi cardiovascolari. Alcuni studi riportano infatti un aumento della pressione, altri una diminuzione e altri ancora nessun effetto. Queste discordanze derivano soprattutto da differenze tra i vari studi sul tipo di prodotto utilizzato (pianta di Cannabis o THC puro), sulla durata del trattamento (acuto o cronico) e per la popolazione arruolata che, come detto, nella maggior parte dei casi non è rappresentativa dei pazienti anziani. Lo studio è stato svolto in 3 centri di ricerca israeliani, comprendenti diversi parametri di valutazione. I pazienti infatti, dovevano possedere 3 caratteristiche: avere più di 60 anni, una diagnosi verificata di ipertensione, la prescrizione medica per l’utilizzo della cannabis. Una volta cominciato lo studio, ai pazienti è stata monitorata la pressione 24/24h e sono state effettuate diverse analisi. Dopo tre mesi circa di utilizzo di cannabis terapeutica, sono stati ripetuti i trattamenti.
I risultati ottenuti hanno dimostrato che l’utilizzo cronico di Cannabis Terapeutica per 3 mesi era associato ad una riduzione della pressione sanguigna, sia diastolica che sistolica e ad una riduzione della frequenza cardiaca. Il valore più basso di pressione veniva raggiunto dopo 3 ore dal trattamento con la cannabis.
Quanto olio di CBD è necessario
Per abbassare la sua pressione sanguigna in modo permanente e per alleviare il suo sistema cardiovascolare, un prodotto CBD corrispondente dovrebbe essere utilizzato a lungo termine. L’olio CBD è ricco di minerali e vitamine e contiene anche molte sostanze che il corpo non produce autonomamente. Questi oli contengono anche beta-carotene, che protegge dalle malattie cardiovascolari e dall’arteriosclerosi.
Controindicazioni
Non sono state segnalate particolari controindicazioni. Tuttavia, i pazienti che si sono sottoposti al trattamento in questi centri medici israeliani, sono stati solo 38. Infatti vi sono alcune limitazioni presenta inefficienze: non vi è un gruppo controllo, non è stata misurata la concentrazione ematica del thc, non tutti i partecipanti hanno utilizzato la stessa dose di somministrazione. E infine, il numero di partecipanti non è molto elevato.