Che cos’è la cannabis poliploide: caratteristiche
La recente depenalizzazione della cannabis in svariate parti del mondo ha portato ad rapido avanzamento degli studi condotti sulla nostra pianta preferita. La sua commercializzazione spinge sempre più aziende a cercare modi per rendere la pianta più sana, più forte e più produttiva.
Uno di questi modi potrebbe essere indurre la poliploidia nelle sementi. Ma cosa significa?
Cos’è un poliploide
Cos’è la poliploidia? Per spiegarlo è necessario un breve ripasso di biologia generale: tutte le informazioni riguardanti un essere vivente sono scritte nel DNA. Questo fornisce indicazioni riguardanti lo sviluppo e il funzionamento di ciascun organismo e si compatta in strutture chiamate cromosomi. Gli esseri umani, ad esempio, ereditano 23 cromosomi da ciascun genitore; i cromosomi si legano a coppie, formando così 23 coppie che contengono il nostro corredo genetico. Gli organismi i cui cromosomi si legano a coppie vengono chiamati diploidi, mentre quelli i cui cromosomi si legano a gruppi di 3 o più vengono detti poliploidi.
Di base anche la cannabis è un organismo diploide, ma in alcune circostanze i cromosomi possono legarsi in numero maggiore, generando quel fenomeno che è la poliploidia.
Che caratteristiche hanno
Gli studi sulla cannabis poliploide sono ancora in fase iniziale, ma ci possono offrire delle informazioni interessanti. Ad esempio, durante uno studio condotto in Iran nel 2017 sono state messe a confronto le caratteristiche di una pianta diploide e una tetraploide (4 cromosomi per gruppo). La prima differenza osservata dagli studiosi riguardava la dimensione degli stomi: le piante poliploidi presentavano degli stomi grandi circa tre volte quelli delle piante “normali”. Un’altra variazione riguardava l’altezza e la quantità di tricomi: risultò infatti che le piante diploidi erano più alte e presentavano una maggior quantità di tricomi.
>>Cosa sono i tricomi e a cosa servono
Più recentemente è stato pubblicato uno studio canadese che ha messo in evidenza altri importanti fattori: le piante tetraploidi risultavano avere una maggiore quantità di terpeni e cannabinoidi, specialmente il CBD.
Dove si trovano i semi di cannabis poliploide
In questo momento i semi poliploidi sono ancora in fase di sperimentazione, ma è ragionevole pensare che nei prossimi anni si potrà assistere al loro ingresso sul mercato. Ovviamente i primi a trarne beneficio saranno i grandi produttori, che potranno incrementare la produttività e la qualità delle loro piante di cannabis. Non è comunque insensato pensare che in un futuro non troppo lontano la poliploidia possa essere una qualità sfruttabile anche dall’home-grower, in una piccola rivoluzione simile a quella che fu l’introduzione dei semi femminizzati.
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La cannabis poliploide è naturale
La cannabis poliploide è naturale? Spesso capita di sentirsi chiedere se questo tipo di interventi non vadano ad intaccare l’integrità della pianta stessa, a comprometterne la “naturalezza”. In caso questo dubbio possa venire anche ai nostri lettori, li invitiamo a ripensare alla storia delle coltivazioni. Una delle prime piante ad essere mutata da diplolide a poliploide è anche una delle più comuni e utilizzate su larga scala, ovvero il grano. Il grano duro, ad esempio, è un tetraploide ottenuto nel corso del tempo tramite incroci di piante diploidi, mentre il grano utilizzato per il pane è un esaploide, ottenuto con lo stesso procedimento.
Allo stesso modo, per indurre la poliploidia nella cannabis si utilizzano delle tecniche naturali e che non vanno ad intaccare il DNA della pianta (come invece succede nel caso di colture OGM).
In conclusione, lasciamo che la ricerca faccia il suo corso e prepariamoci a degli anni pieni di scoperte e innovazioni sotto il segno della cannabis.
