Cannabis e intestino: un approccio innovativo per il trattamento delle patologie intestinali

Staff WeWeed

cbd e intestino
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La cannabis sta acquisendo sempre più interesse nel campo della medicina, grazie alle sue numerose proprietà terapeutiche. Una delle aree più promettenti è il trattamento delle patologie intestinali. In questo articolo, esploreremo come la cannabis e i suoi composti, come il CBD, possano aiutare a combattere problemi come il morbo di Crohn, la sindrome dell’intestino irritabile e altre patologie correlate.

Benefici della cannabis

La cannabis light può essere utilizzata per trattare diverse malattie o condizioni. Il cannabidiolo (CBD) è il composto principale degli effetti benefici di questa pianta, visto che è in grado di agire sul dolore, sulla memoria, sull’appetito e anche nella gestione del movimento. Per cinque millenni la Cannabis è stata utilizzata in tutto il mondo a scopo medico, ricreativo e spirituale.

Il suo primo utilizzo in campo terapeutico avvenne probabilmente in Asia centrale per poi diffondersi in seguito in Cina, India, Egitto, Persia e Siria. I suoi benefici sono stati anche valorizzati anche tra i Greci e i Romani, con indicazioni (dolore, vomito, convulsioni e spasticità muscolare) sorprendentemente simili a quelle per cui viene attualmente utilizzata a scopo terapeutico.

Negli ultimi anni, la ricerca si è concentrata in modo particolare sulle proprietà dei cannabinoidi, dimostrando l’efficacia delle componenti della cannabis anche nel trattamento delle patologie intestinali, in particolari di quelle infiammatorie.

Studi scientifici hanno dimostrato che il CBD è in grado di curare la sindrome dell’intestino permeabile grazie alle sue numerose proprietà curative. Tra queste segnaliamo l’azione protettiva che svolge sulle mucose intestinali aiutando a prevenire danni al “sistema di filtraggio naturale”.

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Morbo di Crohn

Il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino che può causare dolore addominale, diarrea, stanchezza e malnutrizione. Recentemente, diversi studi hanno mostrato che la cannabis può offrire un sollievo significativo ai pazienti affetti da questa condizione. Un esempio è uno studio condotto nel 2013 dall’Università di Tel Aviv, che ha rilevato che il 45% dei pazienti trattati con cannabis ha avuto una remissione completa della malattia. Inoltre, la cannabis può aiutare a ridurre l’infiammazione e il dolore associati al morbo di Crohn, migliorando così la qualità della vita dei pazienti. Tuttavia, è importante notare che ulteriori ricerche sono necessarie per determinare il dosaggio ottimale e la frequenza di utilizzo della cannabis per il trattamento del morbo di Crohn.

Sindrome dell’intestino irritabile

La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è un disturbo comune che colpisce il tratto gastrointestinale, causando sintomi come gonfiore, dolore addominale, diarrea e stitichezza. Alcune ricerche suggeriscono che la cannabis possa essere utile nel trattamento dell’IBS, in particolare grazie al CBD, che possiede proprietà antinfiammatorie e analgesiche. In uno studio del 2019, si è scoperto che il CBD può ridurre la motilità intestinale eccessiva e i sintomi di dolore nei pazienti con IBS. Tuttavia, è importante ricordare che la ricerca sull’uso della cannabis per l’IBS è ancora limitata e ulteriori studi sono necessari per confermare questi risultati e stabilire le linee guida per il dosaggio e l’uso.

Stipsi cronica

eci e/o evacuazione infrequente. Anche se la ricerca sull’uso della cannabis per il trattamento della stipsi cronica è limitata, alcuni studi suggeriscono che la cannabis possa avere effetti benefici sulla motilità intestinale. Il THC, uno dei principali composti della cannabis, sembra agire come un lassativo naturale, stimolando il movimento delle feci attraverso il tratto digestivo. Tuttavia, è necessario condurre ulteriori ricerche per determinare l’efficacia e la sicurezza della cannabis nel trattamento della stipsi cronica e stabilire le linee guida appropriate per il dosaggio e l’uso.

Dispepsia

La dispepsia, comunemente nota come indigestione, è un disturbo digestivo caratterizzato da sintomi quali dolore o disagio nella parte superiore dell’addome, sazietà precoce, gonfiore e nausea. Sebbene la ricerca sull’uso della cannabis per il trattamento della dispepsia sia limitata, alcuni studi suggeriscono che i cannabinoidi possano avere un effetto positivo sulla motilità e il tono dello stomaco. In particolare, il CBD può aiutare a ridurre l’infiammazione e migliorare la digestione, grazie alle sue proprietà anti-infiammatorie e antispasmodiche. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio l’efficacia della cannabis nel trattamento della dispepsia e stabilire le linee guida per il dosaggio e l’uso.

Nausea e vomito

La nausea e il vomito sono sintomi comuni di varie condizioni mediche, tra cui infezioni, intolleranze alimentari, gravidanza e effetti collaterali di farmaci o trattamenti come la chemioterapia. La cannabis, in particolare il THC, è noto per le sue proprietà antiemetogene, ovvero la capacità di ridurre la nausea e il vomito. Diversi studi hanno dimostrato che il THC può essere efficace nel trattamento della nausea e del vomito indotti dalla chemioterapia, e alcuni farmaci a base di cannabinoidi sono già approvati per questo scopo. Il CBD può anche contribuire a ridurre la nausea, sebbene il suo meccanismo d’azione sia diverso da quello del THC. Ulteriori ricerche sono necessarie per stabilire le linee guida per il dosaggio e l’uso della cannabis nel trattamento della nausea e del vomito.

Qual è l’effetto dei cannabinoidi sulla motilità intestinale?

La motilità intestinale è il processo di contrazione e rilassamento dei muscoli dell’intestino che consente il passaggio del cibo e delle feci attraverso il tratto digestivo. I cannabinoidi, in particolare il THC e il CBD, possono influenzare la motilità intestinale attraverso il loro effetto sui recettori del sistema endocannabinoide (ECS) presenti nel tratto gastrointestinale. Il THC tende ad avere un effetto stimolante sulla motilità intestinale, mentre il CBD può agire come un modulatore, riducendo la motilità eccessiva in condizioni come l’IBS. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio l’effetto dei cannabinoidi sulla motilità intestinale e determinare il loro potenziale terapeutico nel trattamento di vari disturbi digestivi.

Patologie intestinali e cannabis

L’uso della cannabis nel trattamento delle patologie intestinali sta diventando sempre più popolare grazie alle sue proprietà anti-infiammatorie, analgesiche e antispasmodiche. Numerosi studi hanno dimostrato che i cannabinoidi, come il THC e il CBD, possono offrire sollievo a persone affette da diverse patologie intestinali, tra cui il morbo di Crohn, la colite ulcerosa e la sindrome dell’intestino irritabile. Questi composti agiscono sui recettori del sistema endocannabinoide presenti nel tratto gastrointestinale, regolando l’infiammazione, la motilità e la secrezione. Tuttavia, la ricerca sull’uso della cannabis nelle patologie intestinali è ancora in corso, e sono necessarie ulteriori indagini per determinare le linee guida per il dosaggio, la forma di somministrazione e l’uso a lungo termine.

Cosa sono le patologie intestinali infiammatorie

Le patologie intestinali infiammatorie (IBD) sono un gruppo di disturbi cronici che causano infiammazione e danni al tratto gastrointestinale. Le due principali forme di IBD sono il morbo di Crohn e la colite ulcerosa. Queste malattie possono causare sintomi debilitanti, tra cui dolore addominale, diarrea, perdita di peso e affaticamento. L’infiammazione nell’IBD è causata da una risposta immunitaria anomala e sregolata, che porta alla distruzione dei tessuti intestinali. Attualmente, non esiste una cura per l’IBD, e il trattamento si concentra sulla gestione dei sintomi e sulla riduzione dell’infiammazione.

La ricerca italiana

La ricerca italiana sulle proprietà terapeutiche della cannabis nelle patologie intestinali è in costante crescita. Un recente studio condotto dall’Università di Padova ha esaminato l’effetto del CBD sull’infiammazione e la motilità intestinale. I risultati hanno mostrato che il CBD è in grado di inibire la produzione di radicali liberi e di ripristinare la permeabilità epiteliale, due fattori chiave coinvolti nella progressione delle patologie intestinali. Questi risultati suggeriscono un potenziale ruolo del CBD nel trattamento delle patologie intestinali infiammatorie.

Tuttavia, è importante sottolineare che la ricerca sull’uso della cannabis nelle patologie intestinali è ancora in fase iniziale, e sono necessari ulteriori studi per confermare questi risultati e stabilire linee guida per il dosaggio e l’uso terapeutico della cannabis in queste condizioni. Nel frattempo, è fondamentale consultare un medico prima di iniziare qualsiasi trattamento a base di cannabis per garantire la sicurezza e l’efficacia del trattamento.

Stipsi cronica

La stipsi cronica è una condizione comune caratterizzata da difficoltà nella defecazione, movimenti intestinali infrequenti e spesso dolorosi, e feci dure. Questo disturbo può avere un impatto significativo sulla qualità della vita, causando disagio e stress. La ricerca suggerisce che la cannabis potrebbe offrire sollievo alla stipsi cronica attraverso l’azione dei cannabinoidi sul sistema endocannabinoide (SEC) presente nel tratto gastrointestinale. Il SEC è coinvolto nella regolazione della motilità intestinale, e i cannabinoidi come il THC e il CBD possono influenzare la contrazione e il rilascio dei muscoli intestinali, facilitando il passaggio delle feci. Tuttavia, è importante notare che la cannabis può avere effetti diversi a seconda della persona e del dosaggio, e un uso eccessivo può causare stipsi piuttosto che alleviarla. Pertanto, è essenziale consultare un medico prima di iniziare un trattamento a base di cannabis per la stipsi cronica.

Dispepsia

La dispepsia, comunemente nota come indigestione, è un disturbo gastrointestinale che provoca sintomi quali dolore o fastidio allo stomaco, senso di pienezza, gonfiore e nausea. La ricerca suggerisce che i cannabinoidi potrebbero avere un ruolo nel trattamento della dispepsia attraverso l’azione sul sistema endocannabinoide, che è coinvolto nella regolazione del dolore, dell’infiammazione e della motilità gastrointestinale. Alcuni studi preliminari hanno dimostrato che il CBD può ridurre i sintomi associati alla dispepsia, come dolore e infiammazione. Tuttavia, la ricerca in questo campo è ancora limitata, e sono necessari ulteriori studi per determinare l’efficacia e la sicurezza del trattamento a base di cannabis nella dispepsia.

Nausea e vomito

La nausea e il vomito sono sintomi comuni che possono essere causati da diverse condizioni, tra cui infezioni, malattie gastrointestinali e l’assunzione di alcuni farmaci. La cannabis è stata a lungo utilizzata per il trattamento della nausea e del vomito, in particolare in pazienti sottoposti a chemioterapia o affetti da HIV/AIDS. I cannabinoidi, come il THC, agiscono sui recettori CB1 del sistema endocannabinoide presenti nel cervello e nel tratto gastrointestinale, riducendo la sensazione di nausea e inibendo il riflesso del vomito. Anche il CBD ha dimostrato di avere proprietà antiemetogene, sebbene il suo meccanismo d’azione sia ancora poco chiaro. Sebbene la ricerca in questo campo sia promettente, è necessario consultare un medico prima di utilizzare la cannabis per il trattamento della nausea e del vomito, in modo da garantire un uso sicuro ed efficace.

Qual è l’effetto dei cannabinoidi sulla motilità intestinale?

La motilità intestinale si riferisce al movimento coordinato dei muscoli lisci nel tratto gastrointestinale, responsabile del trasporto del cibo attraverso il sistema digestivo. I cannabinoidi, tra cui il THC e il CBD, possono influenzare la motilità intestinale attraverso la loro interazione con il sistema endocannabinoide (SEC). Il SEC è ampiamente distribuito nel tratto gastrointestinale e svolge un ruolo cruciale nella regolazione della motilità intestinale, del dolore e dell’infiammazione.

Il THC agisce principalmente sui recettori CB1 del SEC, che sono coinvolti nella regolazione della motilità intestinale. Studi preclinici e clinici suggeriscono che il THC può ridurre la motilità intestinale e rallentare il tempo di transito, il che può portare a un sollievo temporaneo dai sintomi di diarrea associati a diverse patologie intestinali. Tuttavia, un uso eccessivo di THC può anche causare stipsi e altri problemi gastrointestinali.

Il CBD, d’altra parte, ha effetti più complessi sulla motilità intestinale e può avere sia effetti pro-motilità che anti-motilità a seconda del contesto e della dose. Alcuni studi suggeriscono che il CBD può migliorare la motilità intestinale in modelli animali di stipsi e rallentare la motilità in modelli di diarrea. Ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere appieno il meccanismo d’azione dei cannabinoidi sulla motilità intestinale e per determinare le dosi appropriate per il trattamento delle diverse patologie gastrointestinali.

Patologie intestinali e cannabis

La cannabis è stata utilizzata per secoli per alleviare vari disturbi gastrointestinali, tra cui dolore addominale, diarrea, nausea e vomito. Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha iniziato a mettere in luce i potenziali benefici della cannabis e dei suoi composti, come il THC e il CBD, nel trattamento delle patologie intestinali. Le proprietà antinfiammatorie, analgesiche e immunomodulanti dei cannabinoidi sono particolarmente interessanti nel contesto delle patologie intestinali infiammatorie, come la malattia di Crohn e la colite ulcerosa. Tuttavia, è importante notare che la ricerca in questo campo è ancora in corso, e la cannabis non è una soluzione universale per tutte le patologie intestinali. Prima di iniziare un trattamento a base di cannabis, è essenziale consultare un medico per valutare i potenziali benefici e rischi associati all’uso di cannabis nelle specifiche condizioni intestinali.

Cosa sono le patologie intestinali infiammatorie

Le patologie intestinali infiammatorie (IBD) sono un gruppo di disturbi che causano infiammazione cronica nel tratto gastrointestinale. Le due forme più comuni di IBD sono la malattia di Crohn e la colite ulcerosa, che colpiscono rispettivamente diverse parti dell’intestino e del colon. Anche se la causa esatta dell’IBD non è ancora completamente compresa, si ritiene che sia dovuta a una combinazione di fattori genetici, ambientali e di risposta immunitaria anomala.

I sintomi dell’IBD possono variare da lievi a gravi e includono dolore addominale, diarrea, perdita di peso, affaticamento e febbre. Le persone con IBD possono anche avere periodi di remissione, durante i quali i sintomi scompaiono o migliorano. Attualmente, non esiste una cura definitiva per l’IBD, ma il trattamento mira a ridurre l’infiammazione, alleviare i sintomi e migliorare la qualità della vita.

La ricerca italiana

In Italia, la ricerca sui potenziali benefici della cannabis e dei suoi composti per il trattamento delle patologie intestinali è in crescita. Un esempio è uno studio condotto dall’Università di Padova, che ha indagato le relazioni tra cannabis e patologie intestinali. In questo studio, i ricercatori hanno esaminato gli effetti del CBD sulla permeabilità intestinale e sulla produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS), due fattori chiave implicati nell’infiammazione e nella progressione delle patologie intestinali.

I risultati dello studio hanno mostrato che il CBD è in grado di inibire la produzione di ROS e di ripristinare la permeabilità epiteliale, suggerendo una possibile applicazione terapeutica del CBD per il trattamento delle patologie intestinali. Tuttavia, è importante sottolineare che questi risultati provengono da studi preclinici e che ulteriori ricerche cliniche sono necessarie per confermare l’efficacia e la sicurezza del CBD nel trattamento delle patologie intestinali nell’uomo.

In conclusione, la cannabis e i suoi composti, come il THC e il CBD, hanno dimostrato un potenziale promettente nel trattamento delle patologie intestinali, ma sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno il loro meccanismo d’azione e determinare le dosi e le modalità di somministrazione più efficaci. Prima di iniziare un trattamento a base di cannabis per una patologia intestinale, è importante consultare un medico esperto per valutare i potenziali benefici e rischi associati all’uso di cannabis in queste condizioni.

Fonti:

Morbo di Chron: Fonte: [1] Naftali, T., Lev, L. B., Yablecovitch, D., Half, E., & Konikoff, F. M. (2011). Treatment of Crohn’s disease with cannabis: an observational study. Israel Medical Association Journal, 13(8), 455-458. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/22095142/

Sindrome dell’intestino irritabile: Fonte: [2] Russo, E. B. (2016). Clinical endocannabinoid deficiency reconsidered: current research supports the theory in migraine, fibromyalgia, irritable bowel, and other treatment-resistant syndromes. Cannabis and Cannabinoid Research, 1(1), 154-165. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28861491/

Stipsi cronica: Fonte: [3] Camilleri, M. (2018). Cannabinoids and gastrointestinal motility: Pharmacology, clinical effects, and potential therapeutics in humans. Neurogastroenterology & Motility, 30(9), e13370. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29745439/

Dispepsia: Fonte: [4] Izzo, A. A., & Sharkey, K. A. (2010). Cannabinoids and the gut: New developments and emerging concepts. Pharmacology & Therapeutics, 126(1), 21-38. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2931550/

Nausea e vomito: Fonte: [5] Parker, L. A., Rock, E. M., & Limebeer, C. L. (2011). Regulation of nausea and vomiting by cannabinoids. British Journal of Pharmacology, 163(7), 1411-1422. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/21175589/

Qual è l’effetto dei cannabinoidi sulla motilità intestinale?: Fonte: [6] Izzo, A. A., Capasso, R., Aviello, G., Borrelli, F., Romano, B., Piscitelli, F., … & Di Marzo, V. (2009). Inhibitory effect of cannabichromene, a major non-psychotropic cannabinoid extracted from Cannabis sativa, on inflammation-induced hypermotility in mice. British Journal of Pharmacology, 157(8), 1354-1363. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2903762/

Patologie intestinali e cannabis: Fonte: [7] Hasenoehrl, C., Storr, M., & Schicho, R. (2017). Cannabinoids for treating inflammatory bowel diseases: where are we and where do we go? Expert Review of Gastroenterology & Hepatology, 11(4), 329-337. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27983801/

Cosa sono le patologie intestinali infiammatorie: Fonte: [8] Baumgart, D. C., & Sandborn, W. J. (2012). Crohn’s disease. Lancet (London, England), 380(9853), 1590-1605. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/22914295/
La ricerca italiana:

Fonte: [9] Di Marzo, V., & Piscitelli, F. (2011). The endocannabinoid system and its modulation by phytocannabinoids. Neurotherapeutics, 12(4), 692-698. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/22163000/

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