Indoor o outdoor? I metodi di coltivazione della cannabis light influenzano inevitabilmente il prodotto finale ma non tutti conoscono le differenze. Entrambe le vie offrono vantaggi e svantaggi che interessano tutti, dal produttore al consumatore, ma non tutti hanno le idee chiare sull’argomento. Parliamo quindi di coltivazione della cannabis light indoor e outdoor: differenze, pro e contro.
Coltivazione outdoor
La coltivazione all’aperto ha accompagnato l’uomo dall’alba dei tempi ad oggi. E’ il metodo più semplice e naturale per la coltivazione di qualsiasi coltura e molti ancora oggi ci si affidano. Le piante vengono generalmente piantate in vasi o talvolta direttamente sul terreno. La coltivazione outdoor prevede che l’ambiente all’aperto offra delle condizioni favorevoli: esposizione solare, accesso a fonti d’acqua e condizioni climatiche. Da queste ultime dipendono gli accorgimenti da impiegare. E’ necessario garantire un’irrigazione ottimale che sia bilanciata alla frequenza delle piogge, soprattutto all’inizio del ciclo vitale delle piante. A seconda delle genetiche coltivate i cicli possono essere più o meno lunghi ed è necessario proteggere le piante dalle intemperie nei periodi critici.
I vantaggi
Data la natura stessa della coltivazione all’aperto, si tratta sicuramente di un metodo più facile da portare avanti. Se le condizioni geografiche e climatiche sono ottimali la coltura prende i suoi nutrimenti e l’esposizione solare necessaria direttamente da ciò che la circonda. Cresce quindi in maniera sostanzialmente spontanea, senza il bisogno di attrezzature specifiche. Il coltivatore outdoor si occupa più che altro di controlli periodici e trattamenti antiparassitari.
Le spese derivanti da una coltura all’aperto sono spesso più basse in percentuale rispetto alla coltivazione indoor. Uno dei motivi è banalmente la mancanza delle spese dovute all’energia elettrica che alimenta attrezzature come lampade, umidificatori o sistemi di areazione. Mediamente si riesce quindi a produrre su una scala più larga con costi inferiori. La spesa inferiore spesso risulta in un prezzo più basso per il consumatore, oltre che un risparmio per il coltivatore. Le piante coltivate all’aperto vengono esposte alla naturale luce solare e come risultato crescono più alte e folte. Questo dettaglio spesso risulta in una resa in raccolto più alta rispetto a una pianta coltivata indoor. Questo vantaggio si ricollega inevitabilmente con il punto precedente: più raccolto a pari spesa = più guadagno e prezzi più bassi.
Gli svantaggi
Se pur l’ambiente all’aperto offre una serie di lati positivi, sono altrettanti quelli negativi. E’ infatti vero che le colture risultano molto più esposte e vulnerabili rispetto a un’ambiente indoor. Agire in modo combinato agli incontrollabili agenti climatici non è necessariamente ottimale. Sono diversi gli sbalzi o gli eventi improvvisi che possono seriamente influenzare la qualità del raccolto. Le piogge, grandinate, gelate e quant’altro possono diventare il peggior nemico delle preziose piante e potenzialmente risultare in una perdita per il coltivatore o un prodotto di qualità inferiore per il consumatore.
Alle intemperie si aggiungono i parassiti e, a seconda dell’accessibilità e le dimensioni del terreno, eventuali altri agenti esterni fuori controllo. In linea generale la convenienza della coltivazione outdoor ha come “prezzo da pagare” la natura incontrollabile di certe variabili. La cannabis light prodotta outdoor risulta quindi un prodotto mediamente meno “affidabile” in quanto non scrupolosamente seguita e controllata quanto nel metodo indoor.
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Coltivazione indoor
E’ il metodo più moderno e “scientifico”. Non solo per la meticolosità nel monitoraggio ma anche il contesto in cui ciò avviene. Le piante coltivate indoor crescono in ambienti chiusi ad umidità, temperatura ed esposizione controllate. Più simile a un laboratorio scientifico che a un’azienda agricola, “l’incubatrice” della cannabis indoor è fornita di lampade che simulano la luce solare e che possono riprodurre il ciclo di esposizione desiderato, qualunque esso sia. L’utilizzo di impianti appositi garantiscono l’irrigazione delle piante, il filtraggio e il ricircolo dell’aria. E’ un metodo che permette di manipolare e programmare l’intero ecosistema e ottimizzarlo ai cicli ottimali per le diverse genetiche. Viene ricreata la combinazione di fattori ottimale per i diversi momenti della crescita. Durante la fase vegetativa le piante vengono esposte a un ciclo che alterna ore di luce a ore di buio, simulando così le giornate. Le ore di luce sono di durata predominante in questa fase, generalmente tre volte la lunghezza del ciclo di buio. Le durate di luce e buio vengono poi portate a pari per innescare la fioritura. La pulizia delle cime e l’essiccazione segue in genere lo stesso metodo sia per la cannabis light indoor che per quella outdoor.
I vantaggi
Il principio stesso della coltivazione al chiuso offre l’inestimabile vantaggio del controllo pressoché totale sull’intero processo. L’efficienza derivante da questo processo ottimizzato porta a una produzione di qualità più omogenea rispetto all’outdoor. Non solo è omogenea (in quanto sottoposta uniformemente alle stesse identiche condizioni) ma mediamente più alta rispetto all’alternativa.
Non esistono le variabili legate a intemperie, malattie o parassiti. Trovandosi in un ambiente chiuso e controllato le piante non rischiano di venire a contatto con le insidie del mondo esterno. Non è quindi necessariamente previsto l’uso di pesticidi o trattamenti simili. Nel caso in cui si dovesse comunque manifestare un problema con malattie o parassiti sarebbe comunque più semplice e immediato risolverlo rispetto a quanto si potrebbe in un’ambiente esterno.
La coltivazione indoor è anche un ottimo campo di sperimentazione per nuove genetiche ibride o il miglioramento di altre già esistenti. Sempre grazie al controllo sull’ambiente nel quale le piante crescono, il monitoraggio e l’analisi del raccolto raggiungono i livelli di accuratezza necessari allo sviluppo di varietà di cannabis light eccellenti. Il consumatore può quindi godere dei frutti di quella formula perfetta che darà sempre i risultati sperati viste le condizioni costanti.
Gli svantaggi
Il principale svantaggio della coltivazione outdoor è la necessità di un sistema di attrezzature adatte. Le spese aggiuntive legate alle attrezzature, la loro alimentazione e manutenzione talvolta risultano in un prezzo più alto. Per molti consumatori il gioco vale la candela ma non tutti la pensano allo stesso modo.
Nonostante la coltivazione al chiuso permetta di arrivare fino a quattro raccolti l’anno, si tratta comunque di un sistema molto più orientato alla qualità che alla quantità. E’ più difficile riuscire ad avere raccolti su larga scala con lo stesso grado di accuratezza e controllo a cui punta il metodo indoor. In genere si rimane su un numero di piante inferiore per poter garantire gli standard che sono prerogativa dell’ambiente chiuso.
Indoor o outdoor? Quale cannabis light scegliere
Alla luce di questo bilancio arriviamo quindi alle conclusioni che si possono trarre. Nonostante ognuno abbia gusti ed esigenze differenti, l’ago della bilancia pende generalmente verso il prodotto indoor. Soprattutto dal punto di vista del consumatore, la cannabis light prodotta indoor risulta essere un prodotto di qualità mediamente più alta rispetto all’outdoor. Le differenze di prezzo, talvolta inesistenti, sono spesso considerate marginali in proporzione al salto di qualità. E’ una garanzia di affidabilità non solo per chi compra ma anche per chi vende e vuole assicurarsi di offrire un servizio sempre eccellente.