Marijuana legale in Italia: 457,80 mln di euro in più nelle tasche dei cittadini

Staff WeWeed

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Quando si parla di marijuana legale in Italia l’impatto economico è sempre stato uno degli argomenti di discussione più incisivi. Spesso infatti media e giornali glissano elegantemente tutti gli altri vantaggi che la marijuana legale (ne parliamo qui) porterebbe al paese, e si concentrano sul mero aspetto finanziario. Che esiste, chiaramente, ma non è l’unico. 

 

Sarebbe pari a 457,80 milioni di euro la cifra ipotetica che l’Italia guadagnerebbe dalla marijuana legale, facendo una proporzione rispetto a quanto rimborsato ai cittadini del Colorado 5 anni fa.

Bisogna specificare che questa è una somma ipotetica e soprattutto non è necessariamente verosimile che lo stato italiano segua l’esempio del Colorado. Però, stime simili sono l’unico strumento che possiamo utilizzare per esaminare il problema, dato che sono ancora pochi i paesi dove la marijuana è legale, e l’Italia non è propriamente in prima linea. Fatte queste considerazioni, è pressoché indiscutibile che una simile iniezione di denaro nelle casse dello stato avrebbe un impatto sensazionale.

Quanto si spende in Italia per l’acquisto di Marijuana?

In Italia esiste un florido mercato illegale di marijuana. È un dato di fatto che non ha senso negare, e sarebbe anzi molto più proficuo analizzare a fondo, senza scadere in pregiudizi tanto facili quanto miopi. Si stima che il mercato degli stupefacenti in Italia generi un giro d’affari che ammonta a circa 14 miliardi l’anno. Naturalmente anche in questo caso val la pena considerare che, data la natura stessa del commercio illegale, è molto difficile fare stime accurate. Questo perché un criminale ovviamente non condividerà i suoi dati di fatturato anzi, farà di tutto per nasconderli allo stato e alla concorrenza. Non solo, un mercato così clandestino è anche fortemente frammentato, e prezzi e guadagni possono variare fortemente da una zona all’altra. Anche riuscendo in qualche maniera a ottenere i dati per una regione geografica, non c’è alcuna certezza che possano essere rappresentativi della situazione nazionale.

Detto ciò, possiamo comunque fare delle stime. Di quei quattordici miliardi annuali, si stima che il 28,2 % rappresenti la spesa annuale degli italiani per l’acquisto di marijuana illegale. Un ammontare pari a circa 4 miliardi l’anno. Non è necessario essere geni della matematica per realizzare che se la marijuana “proibita” fosse a tutti gli effetti legale anche in Italia avremmo qualche problema in meno in termini di bilancio statale. Ne abbiamo anzi parlato anche noi stessi. Ovviamente, bisogna rimanere sempre coi piedi per terra, e sarebbe ingenuo immaginare che la legalizzazione porti ad un immediato azzeramento del mercato illegale. Però è indubbio che una fetta, e non una fetta tanto piccola, del fatturato uscirebbe subito dal nero, e figurerebbe finalmente nei conti statali.

L’impatto della marijuana legale in Italia

La tematica della marijuana legale in Italia è parecchio scottante. Un’apertura totale e radicale è forse ancora troppo per la cultura dirigenziale e legislativa italiana. Probabilmente a causa di brutti ricordi derivanti dagli eccessi degli anni settanta.

La legalizzazione totale però non è l’unico traguardo, ed esistono altre conquiste, meno profonde ma non per questo meno importanti. La marijuana light legale è una di queste.

Da qualche anno infatti la marijuana legale ha preso piede in Italia e gioca oramai un ruolo rilevante seppur marginale. Si aggirano tra i 90 e i 170 milioni di euro l’anno gli introiti che l’introduzione della marijuana light ha permesso di sottrarre alla criminalità organizzata. Nonostante la cannabis legale e quella illegale siano molto diverse tra loro infatti, almeno dal punto di vista degli effetti psicotropi, sta avvenendo una parziale sostituzione.

Marijuana light, un’alternativa legale

Infatti molti italiani hanno scoperto nella marijuana legale un ottima alternativa a quella stupefacente. Senza parlare della comodità di poterla comprare in un normale negozio alla luce del sole, o negli shop online. In gran parte la sostituzione avviene anche per via degli effetti della cannabis light, ben diversi da quelli della marijuana tradizionale.

Molti consumatori infatti preferiscono gli effetti rilassanti della canapa legale a quelli psicotropi provocati dalla corrispettiva illegale. Infatti, la marijuana venduta dallo spacciatore ha livelli di THC piuttosto alti, che vanno dal 10,8 % a picchi del 22 %. Sono proprio tali concentrazioni di THC, e gli effetti che inducono, ad irritare particolarmente i legislatori. In Italia infatti per essere legale la marijuana deve presentare una concentrazione molto più bassa di THC. Abbastanza bassa da non indurre effetti stupefacenti, e quindi non alterare in alcun modo la coscienza. Numericamente, questi livelli cambiano a seconda del paese, ma possiamo dire che si aggirano intorno allo 0.5% di concentrazione di THC. 

Limite che invece non si applica al CBD, altro principio attivo estremamente utile e importante. Privo di effetti psicotropi, i suoi benefici stanno iniziando a emergere solo recentemente, ma sono promettenti. Forse anche più attraenti degli effetti del THC.

Coltivare marijuana a casa è un reato?

E per chi vuole coltivarsi qualche sua piantina personale, magari sul balcone accanto al basilico? Dopotutto una Purple Haze darebbe quel tocco di colore in più alla veranda.

Tutti abbiamo sentito parlare della sentenza della Corte di Cassazione che riguarda la coltivazione domestica della marijuana per uso personale. Si sono inevitabilmente diffuse interpretazioni non sempre chiare e talvolta fuorvianti. La domanda “è legale o meno in Italia coltivarsi della marijuana per uso personale?” non ha quindi una risposta chiara e univoca. Almeno per il momento. Vediamo però come stanno le cose.

La sentenza

Le sezioni unite penali della Corte di Cassazione hanno sentenziato che non saranno più punibili “le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica, che, per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti, appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore”. 

Cosa non è chiaro?

La sentenza non definisce in modo chiaro alcuni dei punti cruciali, per esempio:

  • Livello di THC – non è chiaro se venga applicato lo stesso limite di legge previsto per la canapa light o se ci siano differenze in questo senso.
  • Tecniche di coltivazione – non viene specificato cosa si intende per “tecniche rudimentali”
  • Numero di piante e quantità di prodotto – “scarso numero di piante” e “modestissimo quantitativo di prodotto” sono quantificazioni piuttosto vaghe

Che valore ha la sentenza?

E’ importante rimarcare che una sentenza non cambia la legge in vigore. Il valore della sentenza è vincolante solo per i casi per la quale è stata formulata, i successivi casi analoghi verranno comunque valutati volta per volta. Il giudice può infatti valutare, a seconda del caso specifico, se aderire o meno a quanto sentenziato dalla Cassazione.

Una cosa è sicura: al momento la cannabis light rappresenta l’unica vera e propria opzione valida per chi vuole fumare della marijuana di alta qualità ed essere sicuri di non infrangere la legge italiana

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